Sull’efferato omicidio di Alessandro Venier è partita la macchina del fango. Il carrozzone mediatico vive di contraddizioni e così alcuni giornalettisti sembrano essersi pentiti dell’iniziale raccolta di testimonianze sulla normalità di Alessandro e l’assenza di tensioni in famiglia: «Viveva con la madre e la compagna in un’abitazione apparentemente tranquilla. Le testimonianze raccolte nel vicinato descrivono una famiglia riservata, che non aveva mai dato segnali di tensioni gravi», scriveva Tgcom24, prima di ripensarci. «I vicini di casa raccontano di un uomo tranquillo: spesso lo si vedeva passeggiare per le vie del paese con la compagna e con la loro figlia», scriveva a sua volta Fanpage. Ma poi arriva il brusco cambio di rotta: bisogna scavare nel passato, qualcosa deve esserci per dipingere il morto come un mostro dal quale le due povere donne sono state costrette a difendersi.
Qualche magagna deve saltar fuori, ‘ste due poverette devono essere giustificate, bisogna dare qualcosa in pasto ai soliti qualunquisti/criminologi/investigatori da operetta che strepitano sui social “chissà cosa ha fatto lui per spingerle a tanto”. Le assassine, entrambe, hanno dichiarato agli inquirenti che la tavola da apparecchiare era un pretesto, quella sera avevano deciso di ammazzare Alessandro e lo avrebbero fatto comunque. La vittima predestinata non avrebbe potuto salvarsi nemmeno se avesse preparato una cena gourmet: erano già pronti gli strumenti per uccidere, smembrare il cadavere, occultarlo. Diventa quindi indispensabile insinuare che le due donne fossero costrette a vivere in un clima di terrore dal quale potevano liberarsi solo facendo a pezzi Alessandro. Scavare nel passato è doveroso.

Fango su Alessandro.
Ci sarà almeno un Codice Rosso? Una denuncia per maltrattamenti, percosse, stalking, violenza sessuale? Un referto medico? Un verbale di pronto soccorso per le ferite della madre o della compagna, che magari hanno dichiarato di essere cadute dalle scale o scivolate sotto la doccia per nascondere le violenze subite da Alessandro? Trovato! «Il passato di Venier: alle scuole superiori gli era stato contestato il reato di procurato allarme e quello di minacce. Poco tempo dopo sarebbe stato inoltre protagonista anche di un episodio violento nei confronti di un ex collega a Gemona (Udine). E poi, maltrattamenti di animali e numerosi atti di esibizionismo, alcuni dei quali sono divenuti virali nelle ultime ore, con video che hanno già migliaia di visualizzazioni (…) coltivazione di sostanze illecite e attività non autorizzata di recupero di residuati bellici». Insomma un criminale di fronte al quale impallidirebbe anche Totò Riina.
Procurato allarme a scuola, succede quando gli studenti provano a far saltare il compito in classe e fanno la solita astutissima telefonata anonima: “c’è una bomba”. Succede da 50 anni. Più nessuno crede realmente alla bomba, in tali casi viene contestato il reato più che altro come spauracchio, per dare il metamessaggio “piantatela, tanto sappiamo che è una bufala”. Prova ne sia che si parla di reato contestato, non di condanna. Poi ha litigato con un collega. Succede da 500 anni, migliaia di volte all’anno. Aveva sul balcone una piantina di marijuana… vabbé, allora te la cerchi: uno così merita proprio di essere ammazzato. Una domanda la farei sui “numerosi atti di esibizionismo, alcuni dei quali sono divenuti virali nelle ultime ore, con video che hanno già migliaia di visualizzazioni”. Non li ho visti quindi non so di cosa si tratti, ma se i filmati sono online non dovrebbero configurare alcun reato. Infatti non si parla di condanne ma di accuse, insinuazioni, maldicenze, sembra ci sia una condanna per la lite con un collega ma comunque mai un atto di violenza nei confronti della madre, della compagna o della figlia.
L’assassina è già libera.
Forse scavando più a fondo salteranno fuori reati più gravi, tipo che una volta con la Vespa Alessandro é passato col rosso, rubava la Coca Cola al supermercato, scavalcava per entrare allo stadio. In casi simili ma a ruoli invertiti, quando cioè la vittima è una donna e circolano insinuazioni tendenti a minarne la reputazione, compaiono dichiarazioni dolorose delle madri: «così mia figlia viene uccisa due volte». Stavolta no, la madre ha poco da recriminare, conviene che il figlio venga denigrato dai media. Ha pensieri protettivi solo per la nuora, colei che considera la figlia che avrebbe voluto avere. A proposito della nuora, voglio ricordare cosa avevo scritto sui social due ore dopo la pubblicazione della notizia. Una previsione fin troppo facile: Marilyn non avrebbe scontato la pena in carcere, l’avrebbero messa fuori per occuparsi della figlia. È già fuori, ai domiciliari in una struttura protetta.