Peccato che mi pesi il culo persino a scrivere un articolo solo ogni due settimane: altrimenti sarei più sul pezzo, per la gioia dei miei venticinque lettori e ventisei detrattori. Comunque: questo non è un articolo su Loredana Cannata, chiunque essa sia. Mi serve solo come punto di partenza, ma poi la lascerò lì dov’è: all’Isola dei famosi. E non è nemmeno un articolo sull’Isola dei famosi, sì, lo so, “orrore, segui quel programma di merda?!” Che palle, ma che ve ne frega a voi se lo seguo o no, non è questo il punto. E comunque no, non ho tempo se proprio vi interessa, il video di cui vi parlerò me l’ha mandato un mio amico, ma se anche fosse, vedi te se devo giustificare i miei eventuali momentanei deficit culturali con gente che magari la domenica sta incollata alla radio a sentire le telecronache delle partite di calcio. Comunque, questa tale Cannata ho dovuto googlarla per sapere chi fosse, e ho appreso non senza una certa invidia che è diventata famosa (?) nel lontano 1999, quando interpretò una scena in cui, per dirla gentilmente, praticava del sesso orale (tsè, dilettante) non si sa bene a chi in un film erotico-soft. Pensa, ha iniziato proprio come quel tale Michele Morrone che tutti prendono per il culo da giorni, solo che lei passa per un’attrice e lui per uno stronzo sbruffone. C’è da dire che la ragazza è sveglia: sostiene di avere creduto che la scena in questione sarebbe stata simulata e di avere scoperto che così non era solo sul set il giorno delle riprese, ma soprattutto è una fiera attivista su vari fronti, tra cui (e te pareva) quello dei diritti GLBT. Ne sentivo proprio il bisogno, grazie. Inoltre, è anche vegana e animalista: l’allegrona della festa, insomma, una che non rompe mai i coglioni a nessuno.
Nella stessa Isola dei famosi, come so persino io, torreggia anche Marione Adinolfi (l’ex amico di Michela Murgia), che a differenza della suddetta non credo proprio di dovervi spiegare chi è, cosa fa e quale sia la sua posizione sulle questioni GLBT. C’è chi giudica ridicolo che un politico vada a fare il buffone in un parco giochi per deficienti come l’Isola dei famosi, eppure quando ci andò Luxuria diciassette anni prima non ricordo tutto questo dileggio: sarò smemorato. Comunque, in quel momento particolarmente surreale dei reality che sono le nomination, alla prima occasione, Cannata (chiunque essa sia) si appone subito il gagliardetto di eroina GLBT e si produce in un accorato anatema contro Adinolfi: lo nomina perché «ritiene che le donne debbano essere miti e sottomesse e vuole che il diritto all’aborto sia eliminato, ha invocato i fucili contro le unioni civili degli omosessuali, non crede che ci siano stati omicidi, suicidi di omosessuali che si sono tolti la vita per l’omofobia e il bullismo, e ha anche chiesto che fosse censurato il bacio gay in un film Rai, e ritiene che gli animali siano senza anima e siano su questo pianeta a servizio dell’uomo», ecc. Poi, seguendo un macabro rituale del programma per cui la foto del nominato viene bruciata nel fuoco (giuro), aggiunge, a mo’ di oscura maledizione, «che brucino tutte le idee che portano e che per secoli hanno portato violenza e morte alle donne, agli omosessuali, agli animali, ma anche all’umanità e alla natura». Insomma, una coraggiosa vestale dell’amore universale.

Alieni e invasori.
Beh, era il suo momento: già cominciava a chiedersi perché cazzo non avesse fatto le magistrali e i concorsi per l’insegnamento, quando finalmente si è sentita rilevante, protagonista del suo qui e ora. È stato un minuto di televisione abbastanza demenziale persino per gli standard dell’Isola dei famosi, che finalmente posso lasciare alla sua deriva con tutti i suoi abitanti (pare anzi che i due adesso, dopo qualche settimana di scontri con altri, vadano d’amore e d’accordo: un punto a favore di entrambi) per arrivare al tema che mi sta a cuore, ovvero quella iattura che sono i personaggi di spettacolo che si fanno paladini della causa GLBT. Quasi quasi rimpiango il cinema muto, e rimpiango Alfred Hitchcock che diceva «gli attori sono tutti bestiame». È tanto consolante sapere che ci sono persone “famose” che si battono per i miei diritti persino in una piaggia sperduta dell’Honduras (ma in diretta in prima serata). Davvero, sono commosso da tanto slancio, da tanta generosità, da tanto progressismo, mi sento davvero protetto. Purché, ovviamente, io mi limiti ai miei diritti GLBT e non pretenda altri diritti che possano interferire con i loro privilegi: perché se a queste allegre comari del pettegolezzo mascherato da lotta per i diritti altrui provi a parlare della violenza fisica, psicologia, mediatica, istituzionale, economica e giuridica subita dagli uomini, anche e soprattutto eterosessuali, ecco che improvvisamente arricciano il pelo. Prova provata che questa gente si inventa delle battaglie da combattere e non lo fa per sincera convinzione (perché allora vorrebbe dire che vedono il mondo in maniera davvero distorta e non capiscono un cazzo), ma perché sono dei pavoni che fanno la ruota in cerca di pubblicità.
A questi della mia “causa” gliene frega meno di zero: l’unica cosa a cui sono interessati è potersela intestare per fare curriculum virtuoso a costo zero. Tutto ciò che fanno è utile solo e solamente a se stessi e non a coloro a cui rubano la luce riflessa. Passano la loro vita da bruti impadronendosi di cose non loro, andando in luoghi dove non sono i benvenuti, infilando il gomito nello spazio legittimamente acquistato da un loro non-simile. Poi moriranno: congratulazioni, questa è la loro vita. Quando vedo tutti questi eterosessuali generosi che ci proteggono comincio a capire come si sentono i residenti del centro di Siena in luglio e agosto, nel periodo del Palio, quando arriva una fiumana di turisti (sia chiaro, quelli che cianciano ansiosamente di “overtourism” li manderei ai mercati generali a scaricare cassette di frutta alle 5 del mattino): tutta gente che fisicamente, uomini compresi, somiglia in maniera inquietante alla tua professoressa di italiano del liceo e che, non paga di tediarti con richieste di indicazioni sventolandoti davanti cartine turistiche sporche di sugo elemosinate in qualche trattoria, ti dice che sa benissimo come ti senti a vivere lì, ohmygod how wonderful this must be, e quanto sei fortunato a poterti godere lo spettacolo a pochi passi da casa tua senza nemmeno spendere 500 euro di aereo e 400 di B&B, e tu sorridi e pensi solamente «ma quand’è che vi togliete dai coglioni». Amici senesi, alleiamoci.

Interlocutori e intelligenza.
Ormai quelli che di mestiere dovrebbero fare cinema non parlano praticamente più di cinema, se non quando devono tediare il ministro di turno con richieste di denaro per finanziare film fallimentari. A cominciare da una ragazza noiosissima di nome Elodie che parla italiano come se fosse sbarcata a Lampedusa la settimana scorsa, convinta di avercela solo lei (ok, la figa non è esattamente il mio campo di interesse, ma davvero non capisco perché sia considerata questa gran bellezza), che crede che sostenere a gratis puttanate woke con fare arrogante sia qualcosa di antisistema, e che gli esseri umani eterosessuali di sesso maschile abbiano davvero il minimo interesse per ciò che dice o pensa e non per le sue (sopravvalutatissime) bocce. Evidentemente tutti questi personaggi non hanno la minima fiducia nei film che interpretano, e quindi si danno all’attivismo e agli appelli. Appelli tutti uguali, tutti preconfezionati, sempre nella stessa direzione, senza la minima profondità, come quelli di una Sora Cecioni qualsiasi. Per citare un formidabile articolo di Luigi Iannone, «il vero problema è che hanno sempre una sola idea da condividere, la stessa opinione, sullo stesso argomento, in ogni contesto, e sempre dalla stessa prospettiva. Ignorano tutto il resto. Mai un confronto serio sulla letteratura, sulla scrittura, sulla sceneggiatura. Mai una citazione di Camus o Sartre […] Il fatto che tutto si riduca a una litania ossessiva e unidirezionale dà l’impressione che l’unico libro che abbiano mai letto sia la sceneggiatura del loro ultimo film. Sono chiusi, limitati, aridi, anche se lo nascondono dietro abbondanti dosi di sarcasmo. […] Parlano sempre e solo al proprio ombelico, rinfrancati dalla loro boria e da una saccenza senza limiti».
Io di quello che dice Marione Adinolfi non condivido praticamente niente, ma che sia molto più intelligente e molto più capace di riflessioni profonde rispetto a qualunque guardiano del tempio GLBT mi pare innegabile: e il problema non è certo di Adinolfi. Non so se l’ho già detto, ma se dovessi mai scegliere con chi andare a bere un bicchiere, tra unə attivistə GLBT e Adinolfi, andrei senz’altro molto più volentieri col secondo: finirebbe a mani in faccia e bestemmie esattamente come col primə, ma almeno avrei un interlocutore all’altezza. E magari, dopo la scazzottata, faremmo pure pace e tra un “vabbè, vaffanculova’, sei ricchione ma ti rispetto” e un “ma vaffanculo tu, sei un baciapile ma ti rispetto”, continueremmo pure a bere e a farci due risate: e magari gli farei pure riconsiderare qualche suo punto di vista. Saprei sicuramente essere molto più convincente di qualsiasi scemə chiocciante agghindatə in boa di struzzo.