Ogni anno vengono spesi in diversi paesi miliardi di euro e dollari in programmi contro la violenza domestica. Quanti legislatori in quei paesi sono consapevoli che questi programmi sono assolutamente inefficaci nel contrastare la violenza domestica? Ecco tre tra i tanti esempi. La Corte dei conti europea ha valutato l’iniziativa Spotlight, che ha coinvolto 27 paesi, concludendo che “non vi sono prove che la violenza contro le donne e le ragazze sia diminuita nei vari paesi interessati dall’iniziativa Spotlight”. Una meta-analisi ha concluso che “gli studi che utilizzano metodi di valutazione standard , basati sui resoconti dei sopravvissuti, non mostrano riduzioni significative della violenza tra partner”. Negli Stati Uniti, un funzionario del Dipartimento di Giustizia ha dichiarato: «Ad oggi non abbiamo prove che abbia portato ad una diminuzione dei livelli generali di violenza contro le donne».
C’è una semplice ragione per cui i programmi standard contro la violenza domestica si sono rivelati costantemente inefficaci: non hanno affrontato le cause note del fenomeno. Queste cause includono l’abuso di alcol, la rottura del matrimonio, i disturbi di salute mentale e altre cause. In altri casi i programmi tradizionali di riduzione degli abusi si sono basati sul modello Duluth, che si concentra sulle dinamiche di potere e controllo nella relazione e che ormai è del tutto screditato. Per alcuni potrebbe essere difficile comprendere perché i programmi contro la violenza domestica non siano riusciti ad affrontare le cause note dei maltrattamenti del partner, finché non comprendono il vero significato di “cultura femminista”.
Scienza spazzatura.
La femminista Adrienne Barnett, docente di giurisprudenza all’Università di Londra, ha rivelato come il femminismo rifiuti apertamente il metodo scientifico perché, secondo le sue parole, «implicitamente valorizza una conoscenza maschile che o trascura, o silenzia o esclude le donne». Ridendo dell’idea che i ricercatori debbano essere obiettivi e neutrali, Barnett descrive le caratteristiche degli studi femministi: «La ricerca femminista non si limita a comprendere la società, ma la cambia. Ha obiettivi di emancipazione e liberazione per le donne». E poi anche: «Non andiamo a raccogliere dati, li creiamo dati». In altre parole, le ricercatrici femministe ritengono accettabile fabbricare dati e giungere a conclusioni inverosimili, purché ciò supporti in qualche modo gli “obiettivi di emancipazione e liberazione delle donne”.
Ogni anno, in tutto il mondo vengono spesi miliardi di dollari per programmi contro la violenza domestica. Nel 2023, la Francia ha aumentato il suo budget per la parità di genere a 2,4 miliardi di euro. Negli Stati Uniti, i finanziamenti federali per l’Ufficio contro la violenza contro le donne sono aumentati a 670 milioni di dollari nel 2023. I legislatori si trovano ora di fronte a un dilemma. Se il loro obiettivo è ottenere il favore delle attiviste femministe, dovrebbero continuare a sostenere il modello di “potere e controllo” dei programmi di violenza domestica, basato sulla scienza spazzatura. D’altro canto, se i decisori politici aspirano a creare politiche contro la violenza domestica efficaci nel ridurre gli abusi, dovrebbero garantire che i loro programmi siano basati su ricerche credibili e dati scientifici solidi.