In tempi in cui la narrazione dominante ci vuole spettatori di un mondo in cui solo una parte del genere umano veste i panni della vittima di abusi, non fa mai notizia quando i ruoli si invertono. C’è un copione che si ripete con implacabile precisione, ma a parti invertite: donne adulte, autorità rispettate come insegnanti, che scelgono di varcare un limite molto più sottile di quanto si voglia credere, coinvolgendo minori in giochi “proibiti” (ossia abusi sessuali) a scuola e fuori dalle mura domestiche. Non è un caso isolato, anzi: la tendenza sembra aver messo radici ben salde nel tessuto sociale attuale, alimentata dalla retorica complice dell’indulgenza e da narrazioni accondiscendenti, tra giustificazioni come noia, trasgressione o addirittura amore.
Lo racconta bene una vicenda avvenuta a Castellammare che ha visto una nuova insegnante protagonista dell’ennesimo scandalo di abusi sessuali tra adulti e ragazzini. Nel caso dell’insegnante di Castellammare è impossibile non notare la leggerezza con cui la società e i media guardano a episodi di abusi, violenza e manipolazione, quando la figura dell’aggressore indossa vesti femminili e la vittima è un minore, spesso un maschio. La cronaca rimbalza di bocca in bocca con toni quasi bonari, la colpevole dipinta come l’eterna ribelle insoddisfatta, in cerca di emozioni forti e non come ciò che realmente è: chi esercita una violenza invisibile quanto devastante.
Perché si tace sulle vittime invisibili di abusi femminili?
Alla radice di questa indifferenza vi è una mente collettiva assuefatta da anni di propaganda che dipinge la donna esclusivamente come “anello debole”, negando l’evidenza dei fatti e ordinando il silenzio sulle vittime di abusi che non rispondono allo stereotipo. Ma è proprio in questi casi che emerge la necessità, sempre più urgente, di accendere i riflettori sulle sofferenze reali dei minori – maschi e non – travolti dagli abusi di potere di chi dovrebbe educarli e proteggerli. Siamo pronti a credere a ogni resoconto che vede l’uomo come colpevole, ma giriamo la testa altrove quando il carnefice è donna e la vittima è un soggetto debole come gli adolescenti o gli anziani.
Questa doppia morale è diventata ormai una vera emergenza sociale: la sottovalutazione della violenza femminile e degli abusi verso i minori non è più solo un pezzo di cronaca, ma il sintomo di una società che rifiuta di vedere la realtà. È giunto il momento di rompere il silenzio e affrontare il problema senza filtri, raccontando le storie di abusi e dando voce alle vittime troppo spesso ignorate. Invitiamo quindi i lettori a esplorare gli altri articoli de LaFionda.com e i dati approfonditi dell’Osservatorio Statistico, per scoprire quanto sia vasta questa piaga e quanto sia urgente difendere chi non può difendersi dalle violenze femminili, ovunque si nascondano. Solo così, voltando pagina all’ipocrisia, potremo tutelare davvero le fasce più deboli del nostro tessuto sociale.