Sono in corso i “Pride” in decine di città d’Italia e continueranno fino a ottobre. Organizzatori e promotori vari si stanno spendendo per restituire l’immagine di una innocua “festa” in cui i temi principali sono l'”amore”, l'”inclusione”, il “rispetto”, e anche chiedere qualcosa, sì, ma niente di che, semplicemente “idiritti” uguali per tutti e la “lotta alla discriminazione” di certe minoranze. Ma questi soggetti non si limitano a nascondere sotto il tappeto il vero volto delle rivendicazioni politiche che spingono, bensì utilizzano una ulteriore strategia che qui illustreremo, in modo da mettervi in condizione di riconoscerla e smascherarla. Per “propaganda” si intende un cosciente e pianificato sforzo di veicolare uno specifico messaggio, ad esempio un’ideologia, a vantaggio proprio e della propria agenda (che può essere commerciale o politica), anche con l’uso di strategie manipolatorie di comunicazione. Vi si contrappone la corretta informazione, che dovrebbe rispecchiare la realtà e i fatti per come sono oggettivamente riscontrabili, mentre una reazione attiva alla propaganda è la “contropropaganda”: l’utilizzo di metodi propagandistici non ai fini di veicolare un messaggio a proprio vantaggio, bensì per contrastare l’effetto di una propaganda altrui, e ripristinare una corretta informazione e una riflessione critica e razionale.
Ma “la miglior difesa è l’attacco”, e la propaganda può essere ancora più efficace se viene mascherata da finta contropropaganda: cioè spingendo la propria agenda politica o ideologica non tramite una propaganda diretta, ma attraverso la finzione ben congegnata dell’esistenza di una “propaganda cattiva” che noi staremmo contrastando, cercando di ripristinare la corretta informazione e una visione oggettiva della realtà. Abbiamo già incontrato questa strategia nel martellante messaggio, che tutti gli attivisti arcobaleno non mancano occasione di sottolineare, che “non esiste nessuna ideologia gender, è solo un’invenzione de ‘ledestre’ e degli omofobi: una attiva e manipolatoria disinformazione per mettere in cattiva luce le giuste e innocue battaglie per ‘idiritti’ e l’uguaglianza”. In questa finta contropropaganda la realtà oggettiva, il normale status quo che gli arcobaleno starebbero cercando di difendere dalla propaganda cattiva “omofoba e fassista”, sarebbe la loro visione ideologica e delirante (che abbiamo sintetizzato qui). Vediamo in che modo tutto questo si declina nell’occasione dei “Pride” che stanno sfilando sotto i nostri nasi.
Nessuna politica, soltanto “amore”!
Abbiamo visto come i “Pride” poggino tutti, o quasi, su un proprio “documento politico” con specifiche rivendicazioni, alcune molto controverse, tra cui troviamo: la condanna politica di Israele per l’attacco in corso a Gaza; l’autodeterminazione legale totale del “genere” nei documenti, senza la necessità di valutazioni psicologiche, diagnosi mediche o verifiche giuridiche, anche per i soggetti minorenni; il riconoscimento legale, anche ai fini dell’adozione dei bambini, di qualsiasi forma di “famiglia queer”, comprese le “polecole” in “anarchia relazionale”; depenalizzazione e libertà di ricorso all’aborto e alla “Gestazione per Altri”, cioè la possibilità di acquistare bambini da soggetti fragili e bisognosi; l’inserimento nelle scuole fin dall’infanzia della “educazione sessuale-affettiva” obbligatoria, compresi insegnamenti sulle teorie arcobaleno; la ripresa del progetto di una “legge contro l’odio” tipo Ddl Zan, cioè uno strumento per criminalizzare il dissenso; la difesa dell’immigrazione incontrollata, con la scusa dei “diritti umani dei migranti” e della “lotta al razzismo”; potenziare il contrasto alla “violenza di genere”, ai “femminicidi” e i CAV (ovviamente solo se dedicati a donne e persone abcdefghi+: il “maschio bianco etero-cis” deve solo soccombere, nonostante il suo predominante contributo alla produzione di risorse); e perfino rivendicazioni pittoresche come quelle legate all’“antifascismo” e alla “giustizia climatica”.
Cliccando qui potete scaricare una comoda tabella per individuare quali di queste rivendicazioni sono presenti in quali documenti politici (con relativi link ai documenti stessi, così i fact-checkers possono divertirsi a verificare). Come si vede già alla prima occhiata, alcune tra queste rivendicazioni sono più gettonate, essendo avanzate dalla totalità o quasi dei “Pride”: e guarda caso, sono proprio condanna politica a Israele, autodeterminazione totale del “genere”, educazione sessuale-affettiva nelle scuole, equiparazione legale di qualsiasi forma di “famiglia queer”. Vanno forti anche “idiritti” dei migranti e il potenziamento del contrasto alla “violenza di genere”. Certamente, i vari rappresentanti delle associazioni promotrici dei “Pride” e le varie “madrine” avranno parlato con molta chiarezza e precisione di queste richieste specifiche da loro avanzate, com’è giusto fare in occasione di una manifestazione politica… no? Ovviamente no. Cercheremmo invano una dichiarazione esplicita e onesta, da parte dei soggetti di questa cricca, in qualche giornale, tv o conferenza stampa: quello che hanno fatto è tenere ben nascoste tutte queste pretese, mettendo parallelamente in atto la finta contropropaganda secondo cui dietro i “Pride” altro non c’è che la “celebrazione dell’amore”, la lotta all’“odio” e l’urgenza di proteggere “idiritti” umani fondamentali in pericolo a causa del regime omofobo e fassista sotto cui viviamo (!). E il contrasto alla “disinformazione” e le “fake news” messe in giro da “ledestre”: come l’esistenza di una lobby arcobaleno con una propria agenda, che vuole penetrare nelle scuole a indottrinare i bambini piccoli, o che spinge affinché un domani sia possibile svegliarsi la mattina, decidere che ci si identifica nel sesso opposto, e ottenere il cambio dei documenti senza nessun iter medico o giuridico a rompere le scatole.
Chiedono solo “idiritti”.
Vediamo qualche esempio (nulla di personale verso i soggetti che citeremo: sono solo esempi illustrativi della strategia in esame). Rose Villain, giovane cantante eletta “madrina” del Roma Pride 2025, ha così argomentato in conferenza stampa (corsivi nostri qui e nel seguito): «Siamo in un momento in cui i governi stanno usando un po’ la propaganda, la cultura woke, i corpi delle persone queer per fare la loro propaganda politica… stanno usando proprio questo, le diversità, per fare politica. E stanno vincendo». Loro invece non lo stanno facendo, non lo farebbero mai, che cosa bieca usare “le diversità”, i “corpi queer” e tutti quelli – tra cui molti adolescenti – che ignari vanno ai “Pride”, per avanzare specifiche rivendicazioni politiche!… Oppure Mario Colamarino, presidente del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli: «La politica ci considera cittadini di serie B, ci attacca e cerca di toglierci dei diritti… Proprio qualche settimana fa delle ragazze trans sono state picchiate brutalmente in un locale a Roma, anche a Milano ci sono state varie aggressioni. Una manifestazione come quella di Roma che accoglie tante persone assume un significato di lotta per un Paese alternativo, per un’Italia diversa che si riconosce in determinati valori», non chiedono nulla di che insomma, chiedono solo il ripristino di buoni valori, di non essere aggrediti fisicamente e di non togliere loro “idiritti” umani di base.
Lo stesso vuole far credere pure l’illustr.mo Zan, ex militante di Arcigay e organizzatore di Pride ora europarlamentare (ma non c’è nessuna lobby arcobaleno, tranquilli): «C’è una destra, da Trump a Orban fino al Governo di Giorgia Meloni, che ha come bersaglio preferito proprio le persone Lgbtqia+. È importante essere qui oggi ed essere uniti anche per dire che non accettiamo che i diritti vengano erosi. Stiamo difendendo la Costituzione» (senonché esponenti di Fratelli d’Italia hanno perfino patrocinato alcuni “Pride”, ma niente da fare, sono e saranno sempre “ledestre” omofobbe e cattive). Lalique Chouette, portavoce politico del “Pride” della mia regione, la Toscana: «Siamo stati attaccati da esponenti dell’estrema destra e da associazioni antiabortiste che ci accusano di voler imporre l’inesistente teoria gender. Ma noi vogliamo educare al rispetto, all’uguaglianza, al rifiuto della violenza e di ogni discriminazione, incluse quelle per orientamento sessuale e identità di genere», tutto qua dai!, che male c’è?