Ogni giorno ci viene ripetuto che la violenza ha un solo volto, quello maschile, e una sola vittima, la donna. I media, le campagne pubblicitarie e la narrazione dominante dipingono la realtà come un’orgia di testosterone fuori controllo. Ma poi, ogni tanto, il muro di silenzio si incrina: tra le grandi verità mai dette, spuntano storie che vanno controcorrente. Prendiamo un caso recente a Lecce, dove un uomo è stato sequestrato, minacciato, picchiato e persino ferito con un coltello per ben 17 ore in una casa vicino a piazza Mazzini, il tutto per mano di una rappresentante del cosiddetto “gentil sesso”. Se si vuole verificare con i propri occhi, basta leggere l’inquietante ricostruzione in questo articolo: “Sequestrato, picchiato e minacciato per 17 ore: la realtà che non fa notizia“.
Naturalmente, in questi casi la narrazione ufficiale e le istituzioni sono silenti. La realtà viene ignorata, derubricata a eccezione o persino giustificata, mentre la società, ipnotizzata dalla crociata femminista, ripete come un mantra che bisogna investire sempre più soldi in centri antiviolenza riservati esclusivamente a donne – perché, si sa, l’unica violenza che merita attenzione, risorse pubbliche e indignazione è quella maschile indirizzata verso le donne. E quella di senso contrario? Un fastidio di cui non si deve parlare, una macchia che disturba la narrazione. Come recita lo slogan proclamato il 29 ottobre scorso dall’associazione “Artemisia” al TGR Rai Toscana: «la violenza contro le donne e i bambini è sempre maschile».

La violenza taciuta: uomini vittime, istituzioni cieche
Eppure i fatti dimostrano ogni giorno quanto sia falsa e manipolatoria questa rappresentazione. Gli uomini possono essere – e sono – vittime di violenza da parte delle donne, troppo spesso nell’indifferenza generale. Il caso leccese è solo la punta di un iceberg che emerge casualmente dalla cronaca per poi risprofondare nell’oblio mediatico. Ogni volta, come per magia, si trasforma la carnefice in vittima e il vero malcapitato in colpevole. I centri di ascolto, i finanziamenti pubblici, gli slogan, tutto è progettato per escludere sistematicamente chi subisce ma è biologicamente scomodo all’ideologia dominante.
Nel frattempo, il sistema femminista si preoccupa solo di rafforzare i propri dogmi, zittendo ogni voce fuori dal coro e respingendo con disprezzo ogni tentativo di narrazione alternativa. E così si costruisce un mondo irreale, dove la violenza delle donne non esiste e gli uomini restano abbandonati alla loro sorte senza tutela o ascolto. È il momento di aprire gli occhi e ribaltare il paradigma: la violenza non è appannaggio di un sesso solo. La vera giustizia consiste nel riconoscere l’uguaglianza anche nelle tragedie e parlare finalmente della sofferenza maschile, troppo a lungo negata o ridicolizzata. Scoprite tutte le verità nascoste su questi temi nei nostri approfondimenti e nell’Osservatorio Statistico: la realtà ha bisogno di voci libere, non di nuovi dogmi.