La stessa finta contropropaganda viene fatta sui social, particolarmente delicati perché la loro platea è composta di molti giovani che mediamente, della parola degli influencer, tendono a fidarsi. È importante sottolineare che il target della propaganda mascherata da contropropaganda sono anche gli stessi omosessuali, transessuali e compagnia bella, perché soprattutto loro non devono essere esposti a aspetti critici, a dubbi, a riflessioni razionali, non devono porsi domande: devono essere schierati senza se e senza ma con il carrozzone arcobaleno, altrimenti diventano voci di dissenso “interne” e pertanto doppiamente pericolose. Bisogna quindi rassicurarli che i “Pride” e le associazioni arcobaleno non portano avanti nessuna strana agenda politica, ma solo “l’amore” e la “lotta contro l’odio”. Prendiamo ad esempio un giovane streamer arcobaleno (di nuovo, nulla di personale: è solo un esempio illustrativo). Incalzato da alcuni commentatori sul tema de “idiritti” delle “persone trans” a tenere in considerazione che le associazioni arcobaleno chiedono esplicitamente, nero su bianco, l’autodeterminazione totale del genere legale, con potenziali conseguenze disastrose come si vedono in paesi dove tale politica è applicata (criminali sessuali nelle carceri femminili, predatori sessuali nei bagni delle donne, atleti uomini che fanno man bassa di premi nelle gare femminili eccetera), aveva risposto con questo video, intitolato “Teoria gender, bugie e propaganda”, con in copertina il faccione di Jacopo Coghe, portavoce di ProVita e Famiglia.
In esso vengono accusate le associazioni reazionarie, “ledestre” etc. di fare disinformazione manipolatoria e propaganda, quando sostengono che gli attivisti abcdefghi+ spingono per l’autodeterminazione legale del genere e per l’indottrinamento arcobaleno nelle scuole. A riprova che ciò non succede mai e poi mai, lo streamer assicura i suoi ascoltatori di non aver trovato traccia di questa richiesta da nessuna parte: «L’autodeterminazione è una cosa, l’autodeterminazione legale è un’altra, quella che c’era in Inghilterra e che tutti lamentano, la possibilità di svegliarsi una mattina e rettificare i documenti nonostante non ci fosse la disforia di genere. Ok, questo siamo d’accordo che è problematico… ma vediamo i manifesti italiani, io li ho presi uno per uno… li ho visti quasi tutti, li trovate online, non parlano di farlo così, sulla base del solo ‘mi sento donna’, nessuno». Lo streamer legge anche alcune porzioni dei documenti politici accuratamente scelte per evitare quelle dove tali pretese vengono effettivamente avanzate e in un caso, quello del Milano Pride, arriva addirittura a leggere il testo del documento politico fino a qualche parola prima che appaia chiaramente specificata tale rivendicazione: «Chiediamo il riconoscimento legale dell’identità di genere attraverso una procedura amministrativa, gratuita, rapida e autodeterminata…».
L’influencer pro-pride che s’ingarbuglia.
Lì lo streamer si ferma, ma il documento del Milano Pride continua esattamente così: «…per il cambio di nome e genere anagrafico, senza la necessità di interventi chirurgici, perizie psicologiche o giudizi medici». Chiaro, no? Ma forse il nostro youtuber, mentre leggeva, è stato improvvisamente distratto da un arcobaleno fuori dalla finestra… Lo stesso vale, come chiunque può verificare grazie al nostro dossier, per gli altri documenti politici, ad esempio quello di Roma: «Rivendichiamo il pieno rispetto dell’autodeterminazione dell’identità di genere di ogni persona, anche piccola … Chiediamo il pieno rispetto del diritto all’autodeterminazione delle persone trans binarie e non-binarie, compresa la possibilità di scegliere liberamente i percorsi di affermazione che meglio rispondono alle proprie esigenze e desideri, senza interferenze esterne o giudizi discriminatori, senza sovradeterminazioni di carattere psicologico, fisico e medico». Interessante constatare che quando anche questo gli viene fatto notare nei commenti, l’influencer pubblica un altro video in cui dice che ehm sì, effettivamente, guardando meglio…, questa richiesta viene fatta, ma in fondo è giusta, perché anzitutto «non si parla di minori» (falso, come abbiamo appena constatato), e poi mica le richieste dei “Pride” diventano subito legge, no? Ci vuole del tempo, devono essere discusse in Parlamento… quindi tutto a posto, magicamente non è più “problematica” la pretesa esplicita dei “Pride” di «svegliarsi una mattina e rettificare i documenti» senza nessun tipo di diagnosi o valutazione giuridica o altre rotture di scatole “transfobbiche”.
Si può facilmente immaginare come questo modus operandi sia portato avanti per fare finta contropropaganda su altre questioni altrettanto gravi, ad esempio (in questo post) spacciare gli ormoni bloccanti della pubertà ai fini della “affermazione di genere” come sicuri e privi di effetti irreversibili. Per ragioni di spazio porteremo solo un paio di esempi di un’altra pretesa tipicamente negata dai propagandisti arcobaleno, quella di fare indottrinamento arcobaleno nelle scuole (ma il lettore può usare la nostra tabella per leggerne altri). Torino Pride: nella sezione intitolata (non è che lo accennano in una nota a margine, è proprio il titolo) «Educazione e formazione sui temi LGBTQIA+» si dice «Chiediamo la tutela del diritto di corretta formazione e informazione, sensibilizzazione ed educazione nelle scuole, affinché l’insegnamento contribuisca a costruire una società aperta e plurale»; cosa si intende con “corretta formazione e informazione sui temi LGBTQIA+” lo dice estesamente il documento politico del Toscana Pride: «Intendiamo operare un cambiamento sociale che coinvolga in maniera orizzontale luoghi (scuole, università, piazze, ecc.), istituti (forze dell’ordine, aziende sanitarie, ecc.) e veicoli culturali (letteratura, cinema, teatro, sport, ecc.)», e più in dettaglio: «Intendiamo promuovere un’educazione socio-affettiva che includa ogni modello di affettività, sessualità e relazioni interpersonali, incoraggiando una riflessione critica e consapevole sugli effetti discriminanti, violenti ed escludenti delle imposizioni etero-allo-amato-cis-normate e binarie … promuovendo percorsi educativi e di consapevolezza che riconoscano e mettano in discussione i sistemi di privilegio dei modelli culturali basati su patriarcato, binarismo, etero-allo-amato-cisnormatività».
Continueremo a smascherarvi.
Tutto questo, ovviamente, fin dall’asilo e nel contesto della pretesa del «ritiro delle Nuove indicazioni nazionali per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo che contengono frasi aberranti e che promuovono l’inferiorità dellə discentə rispetto alle persone adulte di riferimento, la centralità educativa della famiglia etero patriarcale e l’incapacità delle persone piccole di costruire spirito critico, consapevolezza, conoscenza e di essere protagoniste attive del proprio apprendimento» (Roma Pride): le “persone piccole” possono benissimo essere “protagoniste”, con spirito critico, piena consapevolezza e raffinata analisi razionale, dei percorsi educativi proposti dagli abcdefghi+ sui «modelli di affettività, sessualità e relazioni interpersonali» che si possono immaginare e su tutto il resto, no? Ne converrete. Anche perché, nel malaugurato caso che non ne conveniate, questo implica necessariamente che siete reazionari omofobi e fassisti, e mettete in giro disinformazioni manipolatorie e fake news per il solo, vero motivo che odiate i gay. E sia chiaro: se fosse per loro, dovremmo solo starcene zitti e tacere (o subire gravi conseguenze). Non è infrequente sentire attivisti affermare esplicitamente che “non si può essere tolleranti con gli intolleranti”, che dalla libertà di espressione dev’essere escluso “l’odio omobilesbotransfobico” (cioè l’espressione di opinioni a loro sgradite) eccetera, ma è difficile trovarlo scritto nero su bianco.
Merita perciò una menzione speciale per coraggio e sfacciataggine il manifesto politico del Sanremo Pride, significativamente intitolato “Trans-formiamo il futuro”. Oltre a un lampante esempio della finta contropropaganda che stiamo illustrando («La cosiddetta “teoria del gender” è un’invenzione utilizzata per alimentare paura e odio verso la comunità LGBT+. Oggi l’uso di questo assioma, veicolo di disinformazione e pregiudizio, è usato spesso nel dibattito pubblico e istituzionale per non riconoscere la diversità come una componente naturale della società»), in esso si legge testualmente: «È urgente riprendere ed approvare leggi contro i reati d’odio … La libertà di pensiero ed opinione si deve fermare dove comincia la libertà altrui di essere riconosciuti e rispettati». Ma come ha detto efficacemente Jordan Peterson in un’intervista diventata celebre, «per riuscire a esercitare il pensiero, è inevitabile correre il rischio di risultare offensivi per qualcuno», e nel proporre limiti arbitrari alla libertà di espressione, ciò che si propone di fatto è instaurare un regime di controllo del pensiero altrui. Che è esattamente quello che voi volete, cari attivisti abcdefghi+, dietro tutte le manfrine sull’“amore” e la “lotta alla discriminazione”. E state pure tranquilli: continueremo a opporci e smascherare le vostre manipolazioni, finché avremo voce.