In un’epoca in cui il dibattito sulle strategie relative alle questioni di genere sembra esclusivamente focalizzato sulla tutela femminile, emerge con sempre maggior forza la consapevolezza di profonde disparità che gravano sugli uomini e sui ragazzi, penalizzati da decenni di orientamento legislativo e sociale condizionato da ideologie femministe. Oggi, l’urgenza non è più negabile: è necessario ripensare radicalmente il concetto di parità per correggere anomalie profonde che generano ingiustizie sistemiche contro il mondo maschile, spesso ignorate dai media convenzionali. Le statistiche non mentono: dai tassi di suicidio maschile alle esclusioni nella genitorialità, passando per la discriminazione in ambito educativo e giuridico, ogni area della società riflette un grave squilibrio.
Fra le anomalie più evidenti che affliggono uomini e ragazzi, spiccano il fenomeno della paternità negata o fortemente ostacolata dalla giurisprudenza dominante, l’assenza di rappresentanza equilibrata nei corpi consultivi delle politiche di genere, e la sistematica marginalizzazione delle esigenze maschili nelle istituzioni scolastiche e sanitarie. L’attuale sistema promuove, anche tramite pratiche e strategie legislative obsolete, la diffusione del disagio maschile sin dai primi anni di vita, alimentando stereotipi e negando il necessario supporto a una piena partecipazione degli uomini alla famiglia e alla società. Di fronte a questa realtà, va superato ogni conservatorismo ideologico: la vera parità deve passare attraverso strategie di riconoscimento degli svantaggi oggettivi che colpiscono tutte le componenti della società, inclusa e non esclusa la parte maschile.

Nuove strategie per una reale parità tra i generi
La sfida più concreta deriva oggi dalla necessità di cambiare paradigma: non servono interventi o strategie costosi, ma riforme mirate e a costo contenuto, come ha dimostrato l’applicazione di pratiche di custodia condivisa nelle famiglie, in grado di prevenire la crisi dei ragazzi e ridurre i danni dell’assenza paterna. Ovunque siano state adottate soluzioni come la genitorialità condivisa come norma legale o sistemi di disciplina scolastica inclusivi del fattore maschile, si sono registrati miglioramenti evidenti sia per i figli che per le famiglie nel loro insieme. Centrale diventa poi l’inclusione obbligatoria dei padri nei casi di protezione minorile, la riforma dei criteri di affidamento e strategie di “audit di equità” per identificare e correggere i bias di genere nelle istituzioni.
Altrettanto essenziale è combattere lo stigma e la discriminazione che ancora oggi colpiscono gli uomini come vittime di violenza domestica, troppo spesso ignorati da leggi e servizi pensati su misura del solo universo femminile. In paesi pionieri come la Danimarca, l’adozione di politiche di parità nella tutela delle vittime di violenza familiare ha finalmente garantito eguali diritti e supporti anche agli uomini, rappresentando un modello che dovrebbe essere adottato universalmente. Fondamentale quindi attivare vere iniziative di sensibilizzazione sul suicidio maschile, sulla depenalizzazione delle condotte minorili che colpiscono in modo sproporzionato i ragazzi e sulla revision critica del bias anti-maschile nei media e nei curricula scolastici. In parallelo, è vitale che vengano stabiliti standard legali chiari contro le false accuse che minano la dignità e i diritti degli uomini nei processi familiari e penali. Solo così si potrà instaurare un equilibrio sociale davvero pacifico e cooperativo tra i sessi, finalizzato al benessere individuale e collettivo.