Federico Dimarco, calciatore dell’Inter e della Nazionale, sgancia una bomba: «non oso più flirtare con le donne». In una recente intervista, Dimarco ha dichiarato: «Al giorno d’oggi basta che io sorrida a una donna… e domani potrei essere chiamato stupratore o demonio travestito da uomo». Le sue parole, in un Paese normale, scatenerebbero un vespaio istituzionale, con Parlamentari e soprattutto Parlamentaresse che si scapicollano a postare comunicati sulle false accuse, tv nazionali che fanno la fila per invitarlo nei salotti pomeridiani e serali, giornalisti e fotografi che gli si accampano fuori dal portone di casa. Ma siamo in Italia, il fenomeno delle false accuse viene sistematicamente ignorato quindi le dichiarazioni del buon Dimarco devono essere in qualche modo smussate, depotenziate, private del messaggio dirompente che contengono.
Perché un messaggio dirompente lo hanno eccome, almeno per gli analisti più attenti e documentati. Distrugge il mantra “believe women”. Come si fa a renderlo meno dirompente? Trovato! Si risolve il problema circoscrivendolo, spostandolo quindi dal macro al micro, facendo finta che riguardi solo l’élite dei personaggi noti come Dimarco. Alcuni passaggi dell’articolo: “La paura che Dimarco esprime non è solo personale, ma rappresenta una riflessione su quanto la pressione mediatica e il giudizio pubblico possano influenzare la vita privata di chiunque sia sotto i riflettori”. Sotto i riflettori? Assolutamente riduttivo, per non dire falso. Tentativo maldestro di ignorare – come sempre – il fenomeno generale riconducendolo al caso particolare: parla un calciatore, quindi il timore di essere accusato senza motivo riguarda i calciatori. Eventualmente anche attori, registi, produttori e cantanti, comunque uomini ricchi e famosi, gente perennemente sotto i riflettori. Non-è-vero.
Federico Dimarco spara la bomba.
Ce ne occupiamo da alcuni decenni prima che lo dicesse Dimarco, abbiamo una casistica infinita. Il fenomeno tossico delle false accuse potrebbe riguardare chiunque abbia a che fare con una donna malevola, sia per lavoro che nel tempo libero. Sono stati accusati di violenze sessuali, trascinati in tribunale e poi assolti per totale infondatezza delle accuse, (per dirla con Dimarco, chiamati stupratori o demoni travestiti da uomini) migliaia di medici, infermieri, allenatori ed istruttori di varie discipline, insegnanti, bidelli, ristoratori, radiologi, fisioterapisti, autisti di bus e di taxi e tanti altri lavoratori che per varie ragioni entrano in contatto col genere femminile. Non solo occasioni di lavoro, il filone di separazioni e divorzi è da sempre il terreno più fertile per costruire #falseaccuse, poi c’è anche l’uomo che ha paura di prendere l’ascensore in compagnia di una donna sconosciuta, preferisce evitare perché sa che potrebbe avere la vita rovinata se quella si mettesse a strillare “aiuto, mi ha messo le mani sul seno”. Si corrono rischi in discoteca, a scuola, al bar, in sala d’aspetto, in treno, in metropolitana, in strada, in palestra … ovunque.
Abbiamo archivi saturi di innocenti ingiustamente accusati nelle occasioni più disparate di violenze sessuali mai avvenute, ed infatti assolti con formula piena, ma intanto hanno dovuto affrontare i processi e, prima ancora dei processi, sono stati gravati da misure cautelari limitative della libertà personale. È fuorviante lasciar credere che il tritacarne mediatico/giudiziario sia un rischio solo per i VIP come Dimarco. Nei casi alla Balotelli, giusto per rimanere nel calcio, il personaggio famoso diventa anche un bersaglio economico, con l’avvocato della sedicente vittima che fantasticava di farsi la Ferrari con i soldi spillati al pollo di turno. Per le false accuse ai poveri cristi l’obiettivo non è la Ferrari per l’avvocato, ma boicottaggi, vendette, gelosie o ricatti economici di profilo più basso ma non per questo meno gravi. Il fatto che chiunque, in qualsiasi momento e per iniziativa di chiunque, possa essere accusato di violenza sessuale è un dato oggettivo, confermato quotidianamente dalla cronaca. Persino la ragazzina che non riceve i soldi per le vacanze accusa il compagno della madre, persino la donna suggestionata da Quarto Grado inventa false accuse, persino l’alunna suggestionata da una conferenza antiviolenza denuncia il compagno di classe che l’avrebbe violentata sette mesi prima a una festa a casa di amici. Casi concreti: assoluzioni dell’ultima settimana, ripeto, che i nostri archivi ne contengono a migliaia.

Non tutti sono Dimarco, ma non è una questione di VIP.
Far emergere le reali dimensioni del fenomeno false accuse è troppo rischioso: aprirebbe riflessioni in grado di mettere in crisi l’attuale sistema giudiziario, il Codice Rosso, l’inversione dell’onere della prova, lo spostamento dell’asse valutativo dall’oggettività alla soggettività, le misure cautelari, il circuito del centri antiviolenza, lo stanziamento e la distribuzione di fondi pubblici, l’impatto delle allegazioni di violenza nelle separazioni giudiziali e, non ultime, le norme sempre più afflittive tanto entusiasticamente accolte dai nostri miopi Parlamentari. No, decisamente troppo rischioso, la cittadinanza non deve conoscere i reali contorni del fenomeno e soprattutto non deve percepirlo come emergenza sociale, quindi è meglio fingere che le #falseaccuse riguardino solo una fascia ridottissima della popolazione, l’élite che vive sotto i riflettori. Per questo l’articolo parla di “difficoltà nel navigare la fama e le conseguenze psicologiche di un giudizio pubblico continuo”. No – Lo stigma sociale non passa solo attraverso i commenti in tv o al Bar dello Sport, ma inquina le relazioni dei poveri cristi con amici, parenti, colleghi, vicini di casa … e soprattutto con i figli. Secondo l’articolo le parole di Dimarco “ricordano che paura, vulnerabilità e umanità esistono dietro ogni celebrità”. No – ancora le celebrità… le false accuse non possono e non devono essere circoscritte ad un problema di nicchia; il 95% della popolazione non gioca in serie A, non canta a San Remo, non sfila sul red carpet. Continua l’articolo: “tra i media, i tifosi e il mondo dello spettacolo, le discussioni proseguono”. No – ancora il mondo dello spettacolo… le discussioni proseguono anche al supermercato, sul pianerottolo, nel condominio. Dimarco testa di ponte, uno di noi.