Riceviamo via email e volentieri pubblichiamo – Assisto attonita, da anni, a un accerchiamento, un martellamento psicologico, un condizionamento della coscienza collettiva, un assedio mentale, uno stillicidio di fronte al quale impallidisce il detto gutta cavat lapidem di latina memoria. Io, donna, sono il Bene assoluto. Tu, maschio, sei il Male. Io, donna, sono vittima sempre e comunque. Tu, maschio, sei colpevole non ha importanza di cosa, ma sei carnefice. Io, donna, sono amore, vita, pace, accudimento, inclusività. Tu, maschio, sei odio, violenza, morte, sopraffazione, oppressione. Tu maschio, sei sbagliato. Tutti voi maschi siete sbagliati, quindi è dovere di noi donne cambiarvi. Cambiare il maschio è un must femminista. Rieducare. Destrutturare. Decostruire. Smontare pezzo per pezzo e rimontare secondo il modello voluto da noi donne che, proprio in quanto voluto da noi donne, non può che essere un modello “migliore”.
Ma voi maschi non dovete limitarvi a subire passivamente, dovete collaborare alla destrutturazione del maschile poiché dovete riconoscere l’ineluttabilità di tale destrutturazione. Chi non lo fa è parte del problema. Voi maschi, in quanto esseri inferiori, sbagliati, fallati, dovete riconoscere la superiorità etica, morale e comportamentale femminile e collaborare supinamente al cambiamento imposto da noi donne, con gli strumenti imposti da noi donne, con gli obiettivi imposti da noi donne. Chi non lo fa è parte del problema. La Colpa di genere ricade come un Peccato Originale sull’intera popolazione maschile, ogni schiaffo dato ad una donna lo avete dato tutti voi. Dovete umiliarvi, prostrarvi, scusarvi, vergognarvi, sentirvi in colpa tutti, sempre, ogni giorno. Chi non lo fa è parte del problema. E l’assedio continua.

Un assedio senza fine.
Vedo, sconcertata, come tale assedio mentale abbia convinto tanti uomini ad autoflagellarsi. Prevalentemente personaggi dello spettacolo, ma non solo; non è chiaro se lo facciano per reale convinzione dell’inferiorità cronica maschile o per ragioni di opportunità. Comunque ne sono disgustata Amo e rispetto ogni membro della mia famiglia, ricevo in cambio altrettanto amore e rispetto. Sono grata al nonno materno che mi raccontava le favole per farmi addormentare, a mio padre che non si è concesso una pizza per 10 anni per farmi studiare, a mio marito che fa gli straordinari per permetterci una vita dignitosa, e poi al carabiniere che mi protegge, al vigile del fuoco che mi garantisce sicurezza, al contadino che coltiva i cibi per le mie figlie, al carrozziere che mi ripara l’auto, al facchino che è venuto per il trasloco, al tecnico della TV e a mille altri uomini che incontro ogni giorno. Sono riuscita a fuggire dall’assedio mentale, non sono indottrinata al rancore verso gli uomini. Quindi non sono femminista, e me ne vanto.