Il regista canadese 72enne Paul Haggis venne accusato nel 2022 da una ragazza inglese 28enne per violenza sessuale aggravata e lesioni. Codice Rosso, misure cautelari immediate, e neanche le più frequenti come ammonimento, divieto di avvicinamento o braccialetto elettronico: il regista venne sbattuto direttamente agli arresti domiciliari e vi rimase un paio di settimane. Accuse inconsistenti, anzi qualche malfidato potrebbe pensare al trappolone organizzato da una sconosciuta inglesina per inguaiare un vecchietto ricco, famoso e ben introdotto nel mondo del cinema (Haggis è stato premiato con l’Oscar) al fine di ricavarne notorietà, interviste, magari anche dei bei soldini a titolo di risarcimento. Dicono gli articoli: «emergono i messaggi inviati dalla ragazza al regista, quando la mise al corrente delle camere sold out a Ostuni per quel festival del cinema: per dirgli che non avrebbe avuto problemi a dormire nella sua camera. Ed altro ancora».
Capito? Mannaggia che sfortuna, non si trova un posto-letto in tutta Ostuni… Però il nonnetto ha una camera prenotata, allora all’ingegnosa nipotina viene una brillante idea: perché non dormire con lui? Il solito malfidato, sempre pronto a pensare male, potrebbe insinuare che l’intraprendente ragazzotta abbia creato il pretesto per infilarsi in camera del regista, per poi inventare il mattino dopo una violenza sessuale e tutto ciò che ne consegue. Sentiti i testimoni e acquisiti i messaggi le accuse cadono, denuncia archiviata. Tuttavia la sedicente vittima non ci sta: ha alzato tutto ‘sto polverone e poi resta con un pugno di mosche in mano? Opposizione all’archiviazione e da Roma parte lancia in resta l’avvocatA del prestigioso centro antiviolenza “Differenza Donna”, Ilaria Boiano, per esporre le ragioni dell’opposizione all’archiviazione.

Paul Haggis verrà risarcito?
Dicono gli articoli che il legale del centro antiviolenza si è attivato «per chiedere ulteriori approfondimenti non ritenendo sufficienti gli elementi raccolti dalla Procura in due anni di indagini (…) Non è stata di questo avviso la giudice dell’archiviazione. E non può sfuggire la circostanza che si tratti della stessa giudice (Dr.ssa Vilma Gilli) della misura ai domiciliari e della revoca della stessa a conclusione dell’incidente probatorio in cui la ragazza fu esaminata con le medesime garanzie del contraddittorio in aula. Il carattere transitorio dell’accusa e la necessità di verificarla attraverso le procedure previste nel corso delle indagini preliminari – sebbene stiamo parlando di un’accusa riguardante la sfera sessuale e la reputazione di un personaggio pubblico – già tre anni fa ribaltarono il quadro indiziario».
Niente da fare, insomma. L’archiviazione del GIP è definitiva in accoglimento della richiesta formulata sia dal procuratore facente funzione Antonio Negro, che dai sostituti Livia Orlando e Gualberto Buccarelli. Niente condanna esemplare, niente fama, niente soldi, niente brillante successo per il centro antiviolenza, che non potrà nemmeno costituirsi parte civile e agguantare altro denaro da quel lato… pazienza, sarà per la prossima volta. Nel frattempo l’innocente ingiustamente accusato ha dovuto affrontare dei costi, sia legali che logistici poiché ha dovuto pagare l’albergo nel quale ha scontato due settimane di “vacanza forzata” agli arresti domiciliari, oltre ai viaggi Canada-Italia per prendere parte alle udienze e tre anni di processo con avvocati e periti informatici forensi per depositare le prove della sua innocenza. Non facciamo certo i conti in tasca a Paul Haggis, probabilmente qualche decina di migliaia di dollari non gettano sul lastrico il famoso regista, comunque sarebbe corretto che ottenesse dalla sedicente vittima il ristoro di quanto è stato costretto a sborsare, più un adeguato risarcimento per il danno d’immagine, lo stigma sociale e le implicazioni psicologiche. Succederà?