Esce oggi, tassativamente su Amazon perché oggi nessun editore sarebbe disponibile a pubblicarlo ufficialmente, “Stalking – L’anomalia di un reato di percezione“, il nuovo libro del fondatore di questa piattaforma, Davide Stasi. Dopo il suo seminale “Stalker sarai tu“, edito nel 2017 dalla casa editrice genovese Erga, c’era la necessità di aggiornare i contenuti agli sviluppi del fenomeno “atti persecutori” (dicitura italiana di stalking) e di tornare a proporre qualche ulteriore riflessione. Sì perché da allora, sebbene la legge che sanziona gli atti persecutori (Art. 612 bis del Codice Penale) non sia cambiata nella sostanza, diversi aspetti procedurali, politici e culturali sono intervenuti a cambiare lo scenario. Ovviamente in peggio. Stasi li passa in rassegna tutti, con il suo solito approccio multidisciplinare, che spazia dall’analisi scientifica, dove spiega cos’è davvero quella che in psichiatria viene definita “sindrome da molestie assillanti” e come sia stata distorta nella sua traduzione in legge repressiva, a quella giuridica, storica e sociologica.
Introdotto dal nostro Fabio Nestola, oltre ad affrontare i ben noti temi delle false accuse e il processo con cui gli atti persecutori sono diventati il crimine più commesso dalle donne italiane contro gli uomini, a dispetto della narrazione che del reato viene fatta dai media mainstream, Stasi pone l’accento sul quadro più ampio e generale entro cui la disciplina della materia viene a inserirsi. Un quadro non irrilevante perché anche la dottrina giuridica, sebbene con un certo ritardo, si sta accorgendo della gravissima china presa dal legislatore su questo tipo di materie. Gli esperti di diritto parlano di “deriva verso il paradigma vittimario”, che vuol dire una vera e propria degradazione del processo liberale classico, quello che mette al centro l’imputato, i suoi diritti e la sua presunzione di innocenza, verso un sistema dove la priorità viene data alla presunta vittima e alla sua “percezione” del reato. Il punto di caduta di una deriva del genere è che la dimostrazione che un reato sia avvenuto non è più rimessa a un insieme di prove e di testimonianze valutate dal discernimento di un giudice “terzo”, bensì al sentore della presunta vittima. Se quest’ultima dice di aver patito e sofferto un danno, allora il reato c’è, il presunto autore è automaticamente colpevole e al giudice non resta che decidere quale pena comminare. Il tutto ovviamente solo se a certificare il proprio sentore è una donna che sta accusando un uomo, diversamente si torna al meccanismo classico, con anzi un surplus di tutele per la donna eventualmente accusata.

Bonus! Chiedi al libro.
Un doppio binario valutativo che, oltre a sgretolare la nostra Costituzione e secoli di evoluzione giudiziaria, sta alla base della recente proposta di legge sul “femminicidio”, che sostanzialmente sancisce la morte di una donna per mano maschile più grave di qualunque altro tipo di morte. Ovvero stabilisce che la vita di una donna vale di più di quella di un uomo. A dare l’inizio a questa danza macabra sul corpo della giustizia fu proprio la legge contro lo stalking, approvata nel 2009 da un governo di centro destra, così come è oggi un governo di centro destra a tentare di dare attuazione alla mostruosità del DdL “femminicidio”. A futura memoria: mentre la sinistra abbaia la repressione degli uomini secondo l’agenda femminista, dando ogni tanto qualche morso, è la destra, da sempre, a mordere, e a mordere forte. Stasi nel suo libro non nasconde questi meccanismi, anzi li mette a nudo, sottolineando come una situazione che oggi colpisce un sesso, quello maschile, più dell’altro, possa fare da pessimo viatico per ulteriori e future repressioni indirizzate a tipologie specifiche di persone. I precedenti contano e una volta aperto un varco (o spostata la finestra di Overton, come direbbe qualcuno), è molto duro richiuderlo e murarlo.
“Stalking – L’anomalia di un reato di percezione” è insomma un irrinunciabile manuale per capire non soltanto quanto ci sia di sbagliato nella disciplina che è stata data in Italia al reato di atti persecutori, ma anche per avere un quadro chiaro di tutti i corollari che vi stanno attorno e che dal 2009 a oggi hanno generato un gran numero di ingiustizie e sofferenze. Non irrilevante, il testo può anche essere una guida per i tanti che si chiedono “cosa devo o non devo fare per non rischiare un’accusa di stalking?”, domanda legittima che ha una risposta sorprendente (non l’anticipiamo, comprate e leggete il libro!) quanto può esserlo sapere che un 70enne anni fa è stato condannato per atti persecutori perché aveva inviato un mazzo di 50 rose rosse alla donna di cui si era invaghito. Ma non è tutto: insieme a Stasi abbiamo costruito un BONUS, che probabilmente è un unicum finora nel panorama dell’editoria e della saggistica italiana, e che come tale probabilmente ci verrà subito copiato, come tanti altri contenuti, dagli innumerevoli pionieri dell’ultima ora che stanno spuntando come funghi in rete. Insieme abbiamo costruito una pagina intitolata “Chiedi al libro“, dove, tramite un collegamento con un’intelligenza artificiale, è possibile letteralmente interrogare il testo di Stasi e trarne le informazioni sommarie sui vari temi connessi allo stalking. Ben intesi, si tratta di una versione beta, fatta con strumenti gratuiti, quindi al momento lenta a rispondere e con riscontri ancora piuttosto sommari. C’è però l’impegno di Stasi di devolvere parte del ricavato delle vendite a implementare le capacità performative del sistema, in modo da dare a chi vuole saperne di più sull’anomalia dello stalking la possibilità di uno strumento interattivo, rapido, efficiente e a portata di mano. Non resta che aiutarlo e aiutarci in questa operazione, per saperne di più, essere più consapevoli e informati. Dunque comprate, leggete e diffondete “Stalking – L’anomalia di un reato di percezione” di Davide Stasi.