Quando si parla di violenza domestica, l’immagine comune che ci viene propinata è quella di un uomo aggressore e di una donna vittima. Ma cosa succede quando i ruoli si capovolgono silenziosamente e il sopruso avviene lontano dai riflettori della propaganda femminista? Una giovane donna di Reggio Calabria è stata arrestata per l’omicidio dei suoi neonati, soffocati appena nati e poi occultati, un orrore che si aggiunge a un precedente simile avvenuto due anni prima. Tre vittime innocenti, vittime di chi le avrebbe dovuto proteggere, come riporta il caso trattato da StrettoWeb. Un episodio agghiacciante che scuote le coscienze, anche se i media e le lobby femministe tacciono o minimizzano, perché parlare di violenza femminile significherebbe mettere in dubbio un dogma supremo.
Non si tratta di un caso isolato, ma di un sintomo evidente di un fenomeno troppo spesso ignorato o, peggio, cancellato dall’agenda pubblica. Sembra quasi che esista una sorta di ‘blind spot’ culturale: il sopruso femminile, soprattutto quando si rivolge ai più indifesi come i bambini e gli anziani, è un tabù inaccettabile da affrontare. Forse è più comodo raccontare le solite storielle strappalacrime su uomini cattivi, mentre si tacciono scenari altrettanto macabri e drammatici, dove donne, madri o caregiver, diventano carnefici senza processo mediatico. L’ironia amara è che, invece di indagare sulle cause di questa brutalità al femminile, molti preferiscono negare l’evidenza e mantenere intatto un castello di menzogne ideologiche.
Quando la menzogna ideologica nasconde il sopruso vero
Nell’episodio di Reggio Calabria, descritto minuziosamente da StrettoWeb, emerge chiaramente come la violenza femminile possa raggiungere livelli di ferocia tali da causare tragedie indicibili, ai danni di esseri innocenti e indifesi. Eppure, nelle discussioni pubbliche e nei dibattiti sociali, questo tipo di sopruso rimane relegato a episodi isolati, spesso ridicolizzati o nascosti sotto il tappeto. È evidente che esiste un sistema di censura culturale e politica che protegge le donne da ogni forma di critica, anche quando sono le prime responsabili di violenze gravissime. Se vogliamo davvero proteggere gli anziani e i minori, dobbiamo smettere di chiudere gli occhi davanti a queste realtà. Solo un approccio coraggioso e privo di pregiudizi ideologici potrà realmente portare a una tutela efficace delle fasce più vulnerabili della società.
La violenza femminile contro minori e anziani è un argomento scomodo ma necessario da affrontare. Se cercate altri esempi di sopruso e analisi senza filtri, vi invitiamo a esplorare gli altri articoli del nostro sito, dove smascheriamo miti e verità taciute, offrendo uno sguardo alternativo che mette al centro la protezione reale dei più fragili, senza cedere alle narrative di comodo. Non lasciatevi ingannare dalle versioni ufficiali: la vera giustizia comincia riconoscendo ogni vittima, a prescindere dal genere di chi esercita la violenza.