di Luciano Leone, Pediatra, Comitato ProLife Insieme. Così riporta il Corriere della Sera: “La scuola che ricomincia e l’educazione sessuale che non c’è (la chiede il 70% delle famiglie)”. Se non fosse che se si guarda ai traguardi raggiunti dai “Paesi avanzati” per mezzo della “educazione sessuale” scolastica, avviata fin dagli anni Cinquanta del XX secolo in Svezia, Regno Unito, Francia, si constata il drammatico fallimento degli scopi dichiarati di evitare comportamenti asociali, gravidanze indesiderate, procurato aborto, malattie infettive sessualmente trasmesse: tale fallimento è noto da tempo immemorabile, ma viene opportunamente occultato. L’accesso disinvolto al rapporto sessuale incrementa soltanto il numero di gravidanze indesiderate. Ma sarebbe bene ascoltare la testimonianza spontanea di Lily Allen, nata il 02 maggio del 1985, e Miquita Oliver nata il 25 aprile del 1984, conduttrici inglesi del podcast “Miss me?” di BBC Audio, le quali hanno certamente goduto della citata «educazione sessuale ed affettiva» a scuola. Nel corso del programma radiofonico Lily Allen ha candidamente rivelato: «Restavo incinta di continuo, di continuo. Ho avuto diversi aborti, ma poi non ricordo esattamente quanti. Non ricordo. Direi quattro o cinque». La conduttrice Miquita Oliver ha condiviso la propria esperienza con un tono altrettanto sincero: «Anch’io ne ho avuti circa cinque! Lily, sono così felice di poterlo dire e che puoi dirlo anche tu, nessuno è venuto a criticarci, senza alcun giudizio. Abbiamo avuto più o meno la stessa quantità di aborti».
L’autentica classe di queste due fa decisamente sfigurare l’affermazione di Gilda Sportiello, che si è vantata di appena un solo procurato aborto, a dimostrazione di quanto l’educazione sessuale ed affettiva britannica superi gloriosamente l’ignoranza mediterranea. Lily Allen e Gilda Sportiello confermano che il procurato aborto possa pregiudicare gravidanze successive. Dopo i suoi procurati aborti Lily Allen dovette affrontare due aborti spontanei, il secondo di essi al sesto mese di gravidanza a causa di setticemia, per la quale corse rischio di morire: «Sono quasi morta», sono parole sue, riportate in Vanity Fair. Anche Gilda Sportiello, dopo il procurato aborto, ha avuto un aborto spontaneo. Altre donne non possono raccontare questa loro macabra esperienza perché muoiono a causa del procurato aborto. La diciannovenne Rheanna Laderoute è l’ultima vittima della RU486, ma ovviamente abortisti e ditte produttrici di sostanze abortive non hanno interesse a diffondere queste notizie e tanto meno di parlarne ai giovani nella scuola.

È il cosiddetto Paradosso Nordico: la Svezia detiene il primato assoluto per femminicidi, per stupri, ed è anche il paese in cui almeno il 30% delle donne lamenta violenze domestiche. Questi dati possono essere ottenuti on-line anche da siti femministi come Cosmopolitan. I tassi di violenza sulle donne più alti si riscontrano nei Paesi cosiddetti più sviluppati, come Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Germania, Olanda, con punte inquietanti negli ultra-moderni, ultra-civili Stati del Nord: Svezia, Norvegia, Finlandia, Danimarca. In Italia in base ai dati 2021 (vedasi qui, qui, qui e “Family Watch: The World Health Organization Exposed: Abortion, Sexual Rights and CSE”, Aprile 2020) il primato delle violenze sessuali spetta proprio alla avanzatissima Emilia Romagna. La cosiddetta “educazione sessuale”, a scuola e non, fa pubblicità alla doppia contraccezione: la ragazza deve assumere la pillola anticoncezionale e pretendere che il ragazzo usi il preservativo. Non soltanto si riduce la cosiddetta educazione sessuale non alla costruzione responsabile di rapporti rispettosi di sé e dell’altra persona, bensì alla disinvolta fruizione di rapporti sessuali anche in età precoci o precocissime, cosicché più facilmente si verificano nell’animo degli adolescenti sentimenti di insufficienza e di disorientamento, si spingono cioè questi adolescenti verso la disforia di genere.
Si aggiunga che i profilattici o almeno numerosi di essi risultano permeabili ai virus, cosicché non costituiscono reale protezione rispetto a malattie virali sessualmente trasmesse, AIDS compreso, neppure quando siano perfettamente integri. La somministrazione di ormoni contenuti negli anticoncezionali femminili è tutt’altro che scevra di rischi, in primis quelli cardiovascolari, e può anche interferire con il normale sviluppo puberale. Se proprio oggi si assiste all’incremento di varie forme di violenza (dalla predazione sessuale sui minori alla violenza sessuale sino allo stupro, dal bullismo al cyberbullismo, dal mobbing alla induzione al suicidio), la conseguenza logica è che la violenza deriva ed è incentivata proprio dalla continua, reiterata insistenza su questi temi, che prima venivano affrontati nell’ambito delle relazioni familiari e costituivano la normale educazione in una società ben ordinata e responsabile, dove non si sentiva e non si aveva nessuna necessità di corsi specifici, dentro e fuori dalla scuola, e di psicologi.
La scuola faccia la scuola.
Ma quanto costano in termini di tempo impegnato questi fallimentari e controproducenti interventi di “educazione sessuale” a scuola (di cui per altro LaFionda.com ha parlato nel suo video più recente, visualizzabile qua sopra)? Quali stipendi incassano gli operatori coinvolti? Ci sono un po’ di psicologi disoccupati dotati però di tessera di partito, da collocare? E quanto costano in termini di denaro pubblico? La citata Lily Allen rivela un dato interessante: «I miei genitori erano abbastanza assenti quando ero piccola. Questa cosa ha lasciato delle brutte cicatrici». Ecco un fatto che rafforza la raccomandazione che siano i genitori e le famiglie a dialogare con i figli in maniera delicata e costruttiva su questi temi così delicati ed importanti per la vita. E che i genitori siano eventualmente sollecitati ad interessarsi ad affrontare questi temi con i figli. Inoltre la pornografia dovrebbe essere bandita e perseguita penalmente indipendentemente dall’età di chi si collega ai siti porno; in Texas si è almeno costretto i gestori dei siti a verificare l’età di chi accede.
La scuola afferma il suo valore formativo se concentra la sua attività su alcuni pochi punti chiave: corretto insegnamento della lingua italiana, della storia, della geografia, della matematica e delle scienze, delle materie curriculari delle scuole superiori. Si assiste invece alla dispersione in mille rivoli di interventi estranei e dispersivi. Conseguentemente gli allievi vengono incentivati al nulla ed escono sufficientemente ignoranti e privi di capacità critiche nei riguardi di afferenze (internet, chat, influencer, media, IA) disturbanti e addirittura patologiche, come dimostrato da Paola Mastracola e Luca Ricolfi ne “Il danno scolastico. La scuola progressista come macchina della disuguaglianza”, pubblicato da La Nave di Teseo. Senza contare l’ovvia correlazione tra queste disfunzionalità e l’abuso di alcol, stupefacenti e l’adozione di comportamenti antisociali di ogni genere.