Uomini vittime di false accuse… Ogni settimana, puntualmente, assistiamo allo stesso copione mediatico-giudiziario: il giovane, l’uomo di mezza età, il padre, il professore, il nonno… tutti trascinati nelle polveri dalla “denuncia da Codice Rosso”. L’Italia sembra aver trovato il modo perfetto per annientare la presunzione d’innocenza maschile: basta una dichiarazione, una semplice narrazione, e la macchina si mette in moto senza chiedersi nulla. Se una donna racconta di ansie, paure o violenze mai documentate, la conseguenza è immediata: allontanamento, braccialetto elettronico, misure cautelari, vita stravolta. Non importa se poi, come nel caso di un padre che rischiava di perdere tutto, viene assolto dopo anni da accuse infondate senza aver commesso nulla: lo stigma resta, le statistiche si gonfiano e la narrazione allarmista si consolida.
Scorrendo l’attualità, emerge un quadro grottesco: donne che denunciano stalking e poi cercano compagnia dallo stesso “orco” da cui dovrebbero tener lontano fino a ingegnarsi per aggirare il braccialetto elettronico, come documentato anche dai Carabinieri. Nella realtà, certi casi smascherano l’assurdità delle motivazioni alla base delle misure cautelari: dove sono mai l’ansia, il timore per l’incolumità e la necessità di protezione se la sedicente vittima passeggia mano nella mano col “persecutore”? La difesa dell’uomo viene ignorata, e nessuno si chiede se fosse il caso di archiviare tutto questo teatro giudiziario. Intanto, decine di migliaia di uomini ogni anno sono costretti a dimostrare la loro innocenza, mentre le accuse rimangono scolpite per sempre nelle statistiche sulla cosiddetta violenza di genere.

Un allarme costruito e le narrazioni che rovinano uomini
Sempre più spesso è sufficiente una suggestione televisiva o social per trasformare una crisi coniugale in una saga giudiziaria. Donne che dopo una lite guardano programmi come Quarto Grado e, suggestionate, decidono di denunciare il marito per vent’anni di presunti maltrattamenti pur senza uno straccio di referto. Si va in aula con prove inconsistenti o ricordi confabulati e gli uomini si ritrovano investiti da un allarme che i media e le istituzioni orchestrano da anni. Intanto, le indagini non fanno che accanirsi sull’uomo—qualunque sia la sua età, condizione o situazione familiare—anche quando la presunta vittima si contraddice mille volte. Addirittura, in certi casi si arriva al paradosso: la “vittima” sogna una molestia a 8 anni, ci ripensa dopo anni e la macchina dell’accusa si avvia inesorabile, travolgendo padre e fratello, per prendere poi atto, tardivamente, che la storia era tutta una finzione e la denuncia viene archiviata. Eppure, anche davanti a sentenze di piena assoluzione, il danno è fatto: la reputazione distrutta, rapporti familiari azzerati, carriere finite, padri separati dai figli, e talvolta persino la perdita della casa. Il sistema è progettato per credere alla parola accusatoria della donna e premere il grilletto delle misure cautelari e delle restrizioni personali contro l’uomo, relegando ogni suo diritto alla difesa a mero dettaglio accessorio: se la donna parla di violenze o abusi, la legge scatta, l’uomo paga.
Nel frattempo, le false accuse hanno effetti catastrofici su ogni aspetto della vita maschile. E che dire, ancora, delle invenzioni che nascono da banali ripicche, dal mancato permesso alle vacanze, da ragazzine suggestionate da film o social—che con nonchalance accusano patrigni, padri o docenti salvo poi ritrattare quando la verità processuale emerge, lasciando però intatto il peso delle accuse nei numeri ufficiali sulla presunta violenza di genere colpevolizzando per sempre migliaia di uomini innocenti. Questo è il vero allarme, questo il vero danno sistemico: una società che non solo permette, ma incoraggia la rovina degli uomini senza un briciolo di prova e senza alcuna tutela contro lo strapotere della falsa accusa. Lasciamo che questi dati parlino chiaro a chi ancora si ostina a fingere che il problema non esista. È il momento di affrontare il tema delle false accuse e del pregiudizio di genere contro gli uomini, esplorando tutte le storie concrete pubblicate su questo sito e nel nostro Osservatorio Statistico, a disposizione anche sotto forma di chatbot. I numeri, e le vite distrutte che ci stanno dietro, gridano vendetta. E continueranno a farlo, finché la verità non prevarrà sulla narrazione tossica di un sistema cieco, sordo e indifferente alle vittime maschili.