La Fionda

Le false accuse: un mito o un fatto?

Tutte le persone perbene, cioè femministe, sanno che negli ambiti della violenza di genere, dei reati sessuali e delle separazioni, le false accuse non esistono. Le istituzioni e i media non esitano a rafforzare e rassicurare questa tesi: le false accuse sono un mito antifemminista. «Tra gli adolescenti è in aumento l’antifemminismo: il mito delle false accuse…». «Il mito delle false accuse e che l’aggressore sia solitamente uno straniero “è una fallacia“». «Le false accuse e altri miti contro la violenza di genere». «Le false accuse di violenza di genere, un mito pericoloso». «Il pericoloso mito delle false accuse». E così via. Di fatto, l’infausto esito della mediatica controversia nei tribunali tra l’attore Johnny Depp e la sua ex compagna, l’attrice Amber Heard, «ha alimentato ulteriormente la bufala delle false accuse». In molti/e non si raccapezzano ancora come sia stato possibile che i tribunali abbiano dato ragione a Johnny Depp. Suggerire che gli uomini possano avere ragione, cioè che le donne possano mentire per i più svariati motivi (beneficio economico, affidamento in esclusiva dei figli, desiderio di rovinare l’ex, semplice vendetta, ecc.), è inconcepibile, misogino, patriarcale e maschilista. Insomma, le false accuse non esistono, così come non esistevano i gulag nell’Unione Sovietica. E come succedeva nell’Unione Sovietica, costretti a vivere nel paradosso di rischiare di finire in un gulag, che non esisteva, se si affermava della loro effettiva esistenza, oggi chi afferma che le false accuse esistono rischia lui stesso di essere additato di affermare delle falsità. Negli ambiti della violenza di genere, dei reati sessuali e delle separazioni, le false accuse non esistono, o esistono in numeri completamente trascurabili. In questi ambiti le donne non mentono, affermare il contrario è da misogini.

Constatiamo quindi nella società un fenomeno curioso e contraddittorio: al di fuori di questi ambiti, le donne (e gli uomini) mentono, e lo fanno in grandi numeri. Ne sanno qualcosa le assicurazioni, costrette a fare dei controlli su rimborsi sollecitati per i danni in casa, per la macchina, ecc. In Italia le notizie di donne che fingono una disabilità o di essere ammalate e di non poter lavorare, non mancano. In Spagna il 70% delle denunce per furto con violenza sono false (di queste solo il 5% circa subisce un procedimento di denuncia falsa per simulazione di reato). Qualcuno potrebbe obiettare che non sono ambiti paragonabili, le accuse di violenza, di aggressione sessuale o di abusi sui figli sono molto più gravi di una mera ricerca di un interesse economico. Per quale motivo una donna dovrebbe inventare un’aggressione o una madre abusi sessuali sui figli, se si considera che ciò implica gravissime conseguenze sui soggetti falsamente accusati? Ipotizzare un movente così perverso, in queste donne, travolge l’idea divinizzata che la società ha della natura femminile, promossa dalla narrazione femminista e dai nostri desideri più profondi. Stravolge la credenza, ovunque proclamata, che le donne non sono come gli uomini, sono più buone, meno violente, più empatiche, ecc, e naturalmente sono incapaci di mentire recando un grave danno ad altri. Su questo punto, sulla bontà della natura femminile e la loro incapacità di recare un danno atroce mediante una falsa testimonianza, forse le vittime storiche di stregoneria avrebbero qualcosa da ridire. Denunciare falsamente per stregoneria poteva essere un modo efficace di risolvere una disputa tra vicini o di liberarsi di qualcuno percepito come nemico o avversario. Secondo le ricerche storiche, un terzo come minimo delle denunce furono promosse da donne. Migliaia e migliaia di vittime torturate e bruciate in base a una falsa testimonianza (la stregoneria non è mai esistita, tutto falso) di migliaia e migliaia di donne. Le false accuse delle donne, che recano un danno atroce, non è solo un’improponibile e misogina ipotesi, è un fenomeno storico già avvenuto.

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Gli incentivi alle false accuse.

Per quale motivo una donna dovrebbe inventare un’aggressione o una madre abusi sessuali sui figli?, si chiedono increduli le persone perbene, cioè le persone femministe. Sul serio? Sul serio è difficile ipotizzare una lunga lista di possibili motivi? Forse per ottenere un vantaggio illecito, forse per cacciare via dalla casa il proprietario e poter viverci gratuitamente; forse per giustificare la sottrazione dei figli; forse per occultare un reato, per nascondere un accoltellamento e incolpare falsamente l’ex; forse per occultare di aver ucciso i figli (ad esempio, nel caso più grave di figlicidio di cronaca nera spagnola, quattro figli uccisi, l’assassina incolpa falsamente il padre “violento”); forse per infangare la memoria di qualcuno che è già morto e non si può difendere, e ottenere così un minuto di celebrità (ad esempio, a proposito del cantante francese Serge Gainsbourg, quasi 30 anni dopo la sua morte); forse per coprire un comportamento sgradito a scuola, come fece la studentessa di 13 anni, che in Francia accusò di islamofobia l’insegnante che finì decapitato e, dopo la tragedia confessò di aver mentito; forse per ottenere l’affidamento dei figli in una separazione (ad esempio, il padre, innocente, che venne condannato a nove anni e due mesi in carcere); forse per ottenere il permesso di soggiorno, come succedeva in Spagna, dove una rete criminale (!) simulava reati di violenza di genere per regolarizzare le straniere (in altre parole, una produzione di false accuse a livello industriale!).

Per quale motivo una donna dovrebbe inventare un’aggressione o una madre abusi sessuali sui figli? Sul serio? Finché le normative continueranno a proporre una serie infinita di benefici (sul lavoro, sull’alloggio, sull’affidamento dei figli, contributi economici, ecc.) alle presunte vittime donne, soltanto alle donne, il rischio che molte di queste accuse femminili siano false, o esagerate, è logico. E finché accusare falsamente non costa nulla o quasi nulla, finché il prezzo di una falsa accusa per le donne è irrisorio (condannata a pagare 5.400 euro di multa per aver accusato falsamente tre giovani di stupro; chiedono multa giornaliera di 6 euro per 14 mesi a carico della donna che accusò falsamente l’ex marito di violazione di provvedimenti di allontanamento, quando l’ex marito in realtà risultava defunto già da un anno (!), e lei non lo sapeva), fatto il calcolo tra benefici e costi, la coscienza permettendo, alla donna conviene sempre rischiare e accusare falsamente. Ciò spiega anche perché le denunce per violenza scendono quando c’è crisi economica e fioriscono quando l’economia nazionale procede a gonfie vele. Misteriosamente, il tasso dei reati che subiscono le donne, è direttamente proporzionale alla condizione economica dei presunti aggressori maschili.

Vicente Lopez
Vicente Lopez

Dodici anni per riavere i figli.

In questo humus si moltiplicano le accuse di violenze presentate dalle mogli durante le separazioni, in questo humus vengono costruiti a tavolino i papà-mostri. Le madri, a tutela dei loro figli, denunciano i papà-mostri, i loro comportamenti violenti prolungati nel tempo. Talvolta un incubo, anni di violenze. Eppure a nessuna di queste madri, che denunciano “solo ora”, durante il procedimento di separazione, anni di violenze che non hanno segnalato tempestivamente pur essendone a conoscenza, viene mai tolto preventivamente l’affidamento, come viene fatto con i padri. Se fossero vere le violenze passate che ora, durante il procedimento di separazione, raccontano, queste madri non hanno reagito allora tempestivamente con adeguata responsabilità genitoriale a tutela dei loro figli rendendosi complici e colpevoli, conniventi per omissione, tanto quanto lo sono i papà-mostri che loro denunciano, e dunque inadatte per l’affidamento. Eppure, malgrado questa logica evidenza, i giudici nulla rinfacciano loro. In questo humus, nelle controversie legali di separazione le false accuse sono diventate purtroppo la regola, i benefici per le donne sono in molti casi evidenti. Il risultato è comunque devastante.

È inutile proseguire oltre, voglio concludere con un caso tipo, esemplificativo della tempistica e della tragedia delle migliaia di altri casi simili, che ogni anno si promuovono nelle sedi giudiziarie. In maniera sommaria, la vicenda ebbe inizio nel 2007, durante il procedimento di separazione, quando l’ex moglie denunciò Vicente López, allora pubblico ministero, quindi personaggio pubblico, per presunti maltrattamenti dopo una visita ai bambini, i tre figli della coppia. Inizialmente condannato, López fu assolto sette mesi dopo grazie a prove che mettevano in dubbio la versione dell’ex coniuge. La pressione pubblica e mediatica fu enorme, e lui si ritirò temporaneamente dal lavoro per depressione. Evidentemente, durante questo periodo al padre fu vietata la frequentazione con i figli. Dodici anni dopo essere stato assolto dall’accusa di violenza domestica, ha ottenuto la custodia esclusiva dei suoi tre figli. Il figlio più grande ha denunciato la madre per maltrattamenti e minacce, portando a un’indagine e alla conseguente esclusione dalla vita dei ragazzi: il giudice ha vietato ogni contatto tra la donna e i figli, affidandoli interamente al padre. Ora (2020) i tre figli, dodici anni dopo, vivono con il padre, che è riuscito a ricostruire la sua vita e carriera. Chissà cosa Vicente López e i suoi figli hanno da ridire sul fatto che le false accuse non esistono.



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