La Fionda

L’emarginazione del pensiero filosofico femminile

«Esistono davvero poche filosofe?», si chiede il giornale la Repubblica. «Cosa ha perso il mondo impedendo al genere femminile di esprimere la propria voce?» (per il «mondo» immagino che il giornale intenda il mondo patriarcale, gli uomini). Secondo il giornale, «come è accaduto con varie discipline, il contributo delle donne al pensiero filosofico è stato ampiamente sottovalutato e volutamente ignorato per secoli». Per «restituire l’onore meritato» è stato pubblicato il Libro rosa della filosofia. «Filosofe pubbliche o private, filosofe mancate, filosofe perseguitate, filosofe famose o misconosciute, donne che sono scese in piazza a protestare e donne che hanno taciuto, ma hanno spronato le loro figlie a uscire di casa: è di loro, è di noi che si parla in questo libro. Il pensiero femminile non è mai mancato, è semplicemente stato ignorato da millenni di cultura patriarcale» scrive l’autrice, insegnate di storia e filosofia. Un libro quindi che non tratta unicamente di filosofia e di pensiero filosofico, «parla di noi», cioè delle donne, di tutte le donne, della sofferenza femminile in un mondo patriarcale. Non un saggio filosofico neutro dunque, è un libro rivendicativo, femminista. Parimenti in Spagna, per correggere «l’emarginazione subita dalle donne» nella filosofia, il Ministero dell’Istruzione ha modificato il programma scolastico. «La materia di Filosofia affronterà la storia del femminismo e porrà l’accento sulla discriminazione storica che ha comportato l’ingiusta emarginazione di molte filosofe da questa disciplina». «Si è voluto riparare la discriminazione storica nei confronti di quelle filosofe che sono state ingiustamente emarginate dal canone tradizionale per la sola condizione di essere donne», recita il testo ufficiale insegnato a scuola. Inoltre, «completato dall’attenzione riservata al pensiero femminista come una delle concezioni più rappresentative della storia recente delle idee».

E chi sono queste filosofe alle quali «la loro eredità è stata cancellata, oscurata, dimenticata» e meritano di essere recuperate? «Ce ne sono state molte». Nella filosofia greca e nell’Antichità, assieme a Socrate, Platone e Aristotele, si studia Aspasia di Mileto, o le pitagoriche Teano e Timica «e, naturalmente, Ipazia d’Alessandria, la più celebre nonché colei che pagò con la vita la sua emancipazione (fu uccisa da un gruppo di cristiani fondamentalisti che ritenevano scandalosa la sua condotta)», nota per il film realizzato sulla sua biografia. Nel Medioevo, figure come Ildegarda di Bingen, monaca e scienziata, e a quelle del Rinascimento, come Mary Astell. Nel XVII secolo le donne colte dei salons, i salotti letterari tanto in voga, ma anche le streghe: «possiamo considerare alcune delle donne tacciate di stregoneria come delle filosofe? Per certi versi sì. “Le voci delle streghe erano senz’altro delle voci contro, contro la miseria e la disuguaglianza, contro la società e le sue strutture, contro l’ordine egemone e imposto, contro le regole”, riflette l’autrice. “Ammesso che quella delle streghe fosse una filosofia, lo fu implicitamente”». Nella modernità, la prima ondata femminista con Mary Wollstonecraft e Olympe de Gouges, ma anche la scrittrice Madame de Staël, dopodiché le femministe Hubertine Auclert, Emmeline Pankhurst, Virginia Woolf, Simone de Beauvoir, Germaine Greer, Luce Irigaray, Judith Butler, ecc. e altre come Hannah Arendt, Simone Weil o María Zambrano.

filosofia, pensatore
Perché esiste la statua “Il pensatore” e non anche “La pensatrice”? Patriarcato!

Il piagnisteo filosofico.

«Naturalmente le filosofe sono, storicamente, effettivamente meno della loro controparte maschile, ma le ragioni stanno nella loro impossibilità di studiare, di avere un’educazione, di disquisire pubblicamente, di partecipare ai convegni, di “praticare” come invece potevano fare i filosofi di mestiere». Donne che «hanno avuto a disposizione meno mezzi e hanno dovuto percorrere strade ben più accidentate rispetto alle controparti maschili». Sostiene l’autrice, «hanno filosofato in privato non potendolo fare in pubblico, ma malgrado tutto sono esistite innumerevoli donne coraggiose che non si sono lasciate abbattere dalle difficoltà e sono andate avanti dritte per la loro strada, talvolta rischiando (e perdendo) addirittura la vita». «Perché alle donne fossero concesse certe possibilità sono occorsi millenni, e nemmeno oggi, salvo rari casi, possiamo affermare di trovarci di fronte alla parità di genere in questo senso». Non manca l’accusa agli uomini, ai filosofi misogini, «da Senofonte ad Aristotele, da Cicerone a Seneca, per non parlare dei filosofi cristiani, ma anche i più moderni Kant, Schopenhauer, Hegel, Nietzsche…a sbarrare la strada al pensiero filosofico delle donne ci si sono messi intenzionalmente molti celebri uomini, fortemente convinti che il cervello alle donne non servisse poi a molto». In conclusione, «sono state le imposizioni della società patriarcale a fare la differenza, non le potenzialità dell’intelletto».

Da questa lunga e succosa introduzione possiamo trarre alcuni insegnamenti: 1. per «millenni la cultura patriarcale» ha oppresso e discriminato le donne in «varie discipline», il pensiero filosofico non è rimasta esente; 2. il pensiero e le idee sono sessuati, esiste un «pensiero femminile» e quindi un pensiero maschile; 3. il pensiero femminile inespresso rappresenta una «perdita per il mondo», ciò implica che il pensiero femminile procura sempre progresso, valori positivi, miglioramento, la possibilità contraria, che talvolta possa procurare un danno, non è affatto ipotizzata; 4. La storia delle donne in filosofia è una questione di genere, le filosofe sono state emarginate «in quanto donne»; 5. «ci sono state molte filosofe» e «naturalmente meno della controparte maschile», quindi ce ne sono state poche (non poteva mancare la solita contraddizione femminista); 6. ce ne sono state molte grazie al «coraggio» femminile; 8. ce ne sono state poche data l’impossibilità di studiare, di avere un’educazione…; 9. le strade percorse dalle filosofe sono state «ben più accidentate» rispetto ai filosofi, tanto da «perdere talvolta la vita» (cosa che evidentemente non è mai successo ai filosofi); 10. «Nemmeno oggi, salvo rari casi», la situazione è cambiata (ci auguriamo sinceramente che nessuna di loro rischi oggi la vita); 11. le streghe erano filosofe (e gli stregoni?); 12. molti pensatori celebri dell’antichità erano misogini; 13. se il contributo filosofico femminile è stato inferiore, è stato dovuto «alla società patriarcale, non alle potenzialità dell’intelletto» (né a un diverso interesse, aggiungo io); 14. il femminismo è una corrente filosofica, anzi, poiché il pensiero è sessuato, è la corrente filosofica delle donne, quella che stabilisce tra l’altro la verità dei tredici punti precedentemente elencati.

madame de stael
Madame De Stael

Le streghe filosofe…

Questa visione della storia della filosofia è, come minimo, parziale, viziata dal pregiudizio femminista, quando non completamente falsa. Ho deciso di iniziare una serie di interventi sul pensiero filosofico, su alcuni filosofi e sul loro pensiero, sempre in relazione con la questione maschile e il femminismo, in modo da smentire, punto per punto, quanto sopra enunciato. Prima di concludere, qualche breve pennellata su qualche punto che può essere facilmente contestato. Non ho mai capito la necessità del femminismo di infilare l’argomento “streghe” ovunque si parli di narrazione storica su qualsiasi tema. La maggior parte delle vittime della caccia alla stregoneria era gente ignorante, contadina, come mostrano tra l’altro gli atti delle persone interrogate. Ipotizzare che un numero significativo delle streghe fossero «voci contro la miseria e la disuguaglianza» – argomento che dovrebbe essere valido anche per gli stregoni (20% circa del totale delle vittime) –, e da ritenerle quindi per questo motivo “filosofe”, è un po’ troppo. Le migliaia di donne che durante il fenomeno storico della caccia alla stregoneria denunciavano le streghe, sono anche loro da considerare “filosofe” o antifilosofe? Al contrario delle streghe, erano queste donne «voci pro la miseria e la diseguaglianza»? Tutte le figure femminili elencate celebri dell’antichità, Aspasia di Mileto, Teano, Timica e Ipazia d’Alessandria, ma anche tante altre, la poetessa Saffo, la romana Cornelia o Monica, la madre di Sant’Agostino, sono arrivate a noi grazie a testimonianze maschili. Sono stati uomini, che ne parlano bene, a trasmettere la loro memoria, fatto che si sposa molto male con la tesi che sostiene la volontà maschile di voler silenziare le donne.

Come si sposa molto male la tesi della presunta poca o inesistente considerazione che hanno gli uomini delle donne con l’interazione aperta e l’interesse che mostrano per le loro opinioni: Monica dibatte con suo figlio Sant’Agostino; Cartesio mantiene uno scambio epistolare con Cristina di Svezia, con la quale approfondisce i suoi discorsi sull’etica; Galileo manda le sue lettere “copernicane” a Madama Cristina di Lorena; le tesi di Madame de Staël provocano un vivace dibattito, al quale partecipano autori (maschi), e così via. Nel XVIII secolo, i celebri salons letterari e filosofici sono gestiti dalle donne, ma misteriosamente l’opera creativa è prevalentemente maschile. Perché quelle donne colte, benestanti e libere non si concentrarono sulla ricerca e sulla creazione, così come fecero gli uomini? «Il secolo XVIII è caratterizzato dalla presenza dei “salotti” francesi, in minor misura italiani e tedeschi, luoghi di incontro del sapere, dove si svolgono discussioni di religione, politica, arte o letteratura. Le donne sono le organizzatrici e le animatrici. Malgrado questo ruolo da protagoniste, e una loro costante presenza, e volendo tralasciare la scienza, egemonizzata dagli uomini, il mondo delle lettere e pensiero filosofico non sforna la controparte femminile di Voltaire, Montesquieu, Rousseau, Diderot, D’Alembert, Condillac, Condorcet, Helvétius, La Mettrie, Jean Meslier, D’Holbach, Quesnay, Turgot, Kant, Lessing, Hume, Berkeley, Beccaria, Verri (Pietro e Alessandro), Cadalso, Feijoo, Moratín, ecc.; unica eccezione degna di nota è Madame de Stäel (1766-1817), che in realtà dovrebbe essere inscritta nel Romanticismo…» (tratto dall’opera La grande menzogna del femminismo, p. 873).

donna antica, ipazia, filosofia, pensiero filosofico

Il tormentone Ipazia.

«In Germania, il Romanticismo si sviluppò all’interno di piccole comunità letterarie, che furono anche cenacoli di vita comunitaria ed esperimenti di vita anticonvenzionale. Particolare importanza, all’interno di tali cenacoli, ebbero le donne, in posizione spesso dominante…» (tratto dall’opera Agorà 3, manuale di filosofia, Ottocento e Novecento, Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori, 2008, p. 25). Goethe, Schiller, i fratelli Schlegel, Schelling, Schleiermacher, Fichte, Hegel… niente da fare, tutti maschi. Secondo quanto esposto, le donne «filosofavano in privato non potendolo fare in pubblico». La citata Ildegarda di Bingen conferiva con vescovi e abati, nobili e principi. Nel 1147, il papa Eugenio III leggeva alcuni dei suoi scritti durante il sinodo di Treviri. Non era l’unica. Caterina da Siena mantenne una vivace e incisiva corrispondenza con papa Gregorio XI. Nel 1816 Madame de Stäel pubblicava liberamente i suoi pezzi nella rivista Biblioteca italiana; e così via. Spero che questi piccoli esempi possano bastare per ora a provare che non è tutto o bianco o nero, come il femminismo ci vorrebbe far credere. Chiudo con Ipazia d’Alessandria. Fu uccisa da un gruppo di cristiani parobolani, all’interno di un conflitto tra pagani, cristiani ed ebrei, che vide massacri, la cacciata degli ebrei dalla città e decine di vittime (scomparsi dal racconto femminista su Ipazia). Prima dell’omicidio di Ipazia, il prefetto rischiò di essere linciato, come successe a Ipazia, da un gruppo di cristiani parobalani. Prima dell’omicidio di Ipazia, fu torturato e ucciso il cristiano Ammonio (un altro uomo sparito dal racconto). L’omicidio, in quanto donna, di Ipazia non fu quindi un fatto isolato ma preceduto e probabilmente seguito da tante altre vittime, presumibilmente la stragrande maggioranza uomini. Dopo l’uccisione di Ipazia fu aperta un’inchiesta. Ad archiviarla, un’altra donna, l’imperatrice Elia Pulcheria. Il solito Patriarcato.



Condividi


Read Previous

Il “metodo Report” che prepara la repressione

Read Next

Giornata internazionale contro le false accuse: gli eventi

Usiamo i cookie per personalizzare i contenuti e per analizzare il nostro traffico. Non condividiamo le tue informazioni né con i social media, né con affiliati pubblicitari. View more
Cookies settings
Accetta
Rifiuta
Politica su Privacy & Cookie
Privacy & Cookies policy
Cookie name Active
Chi siamo

Siamo un gruppo di studiosi attivi nell'analisi delle relazioni di genere e nella lotta contro il femminismo.

L'indirizzo del nostro sito è https://www.lafionda.com.

Quali dati personali raccogliamo e perché

Questo sito è gestito in Wordpress, che  non raccoglie dati personali sui visitatori e raccoglie solo i dati mostrati nella schermata profilo utente dagli utenti registrati, tuttavia in questo sito non è prevista alcuna registrazione degli utenti. Gli unici plugin che raccolgono dati sono quelli relativi al modulo di contatto per permettere agli utenti di scrivere alla redazione, e alla newsletter, che richiedono nome, cognome e indirizzo email.

Commenti

Quando i visitatori lasciano commenti sul sito, raccogliamo i dati mostrati nel modulo dei commenti oltre all'indirizzo IP del visitatore e la stringa dello user agent del browser per facilitare il rilevamento dello spam. Una stringa anonimizzata creata a partire dal tuo indirizzo email (altrimenti detta hash) può essere fornita al servizio Gravatar per vedere se lo stai usando. La privacy policy del servizio Gravatar è disponibile qui: https://automattic.com/privacy/. Dopo l'approvazione del tuo commento, la tua immagine del profilo è visibile al pubblico nel contesto del tuo commento.

Media Se carichi immagini sul sito web, dovresti evitare di caricare immagini che includono i dati di posizione incorporati (EXIF GPS). I visitatori del sito web possono scaricare ed estrarre qualsiasi dato sulla posizione dalle immagini sul sito web. Modulo di contatto Il modulo di contatto previsto dal sito prevede soltanto la raccolta di nome, cognome ed email di chi vuole scrivere alla redazione. Cookie Se lasci un commento sul nostro sito, puoi scegliere di salvare il tuo nome, indirizzo email e sito web nei cookie. Sono usati per la tua comodità in modo che tu non debba inserire nuovamente i tuoi dati quando lasci un altro commento. Questi cookie dureranno per un anno. Se visiti la pagina di login, verrà impostato un cookie temporaneo per determinare se il tuo browser accetta i cookie. Questo cookie non contiene dati personali e viene eliminato quando chiudi il browser. Quando effettui l'accesso, verranno impostati diversi cookie per salvare le tue informazioni di accesso e le tue opzioni di visualizzazione dello schermo. I cookie di accesso durano due giorni mentre i cookie per le opzioni dello schermo durano un anno. Se selezioni "Ricordami", il tuo accesso persisterà per due settimane. Se esci dal tuo account, i cookie di accesso verranno rimossi. Se modifichi o pubblichi un articolo, un cookie aggiuntivo verrà salvato nel tuo browser. Questo cookie non include dati personali, ma indica semplicemente l'ID dell'articolo appena modificato. Scade dopo 1 giorno. Cookie Gli articoli su questo sito possono includere contenuti incorporati (ad esempio video, immagini, articoli, ecc.). I contenuti incorporati da altri siti web si comportano esattamente allo stesso modo come se il visitatore avesse visitato l'altro sito web. Questi siti web possono raccogliere dati su di te, usare cookie, integrare ulteriori tracciamenti di terze parti e monitorare l'interazione con essi, incluso il tracciamento della tua interazione con il contenuto incorporato se hai un account e sei connesso a quei siti web. Analytics Il sito raccoglie statistiche sulle visite tramite il servizio Google Analytics, la qui privacy policy può essere letta qui. Con chi condividiamo i tuoi dati I dati che conferisci tramite questo sito non vengono condivisi con nessuno. Per quanto tempo conserviamo i tuoi dati Se lasci un commento, il commento e i relativi metadati vengono conservati a tempo indeterminato. È così che possiamo riconoscere e approvare automaticamente eventuali commenti successivi invece di tenerli in una coda di moderazione. Quali diritti hai sui tuoi dati Se hai lasciato commenti, puoi richiedere di ricevere un file esportato dal sito con i dati personali che abbiamo su di te, compresi i dati che ci hai fornito. Puoi anche richiedere che cancelliamo tutti i dati personali che ti riguardano. Questo non include i dati che siamo obbligati a conservare per scopi amministrativi, legali o di sicurezza. Dove spediamo i tuoi dati I tuoi dati non vengono spediti al di fuori dell'Unione Europea.I commenti dei visitatori possono essere controllati attraverso un servizio di rilevamento automatico dello spam. Il nostro contatto Per informazioni sulla gestione della privacy puoi scriverci a lafionda.info@gmail.com
Save settings
Cookies settings