Sul recente omicidio di Emilia Nobili, parte il comunicato del centro antiviolenza “Il Coraggio di Frida”. Serpeggiano alcune considerazioni sull’opportunità di riprendere la convivenza col marito violento, ed il centro antiviolenza, prudentemente, interviene per stroncarle sul nascere. I fatti. In provincia di Sondrio, Emilia Nobili, toscana di 75 anni, viene uccisa dal marito Mohamed Rebani, marocchino, di 10 anni più giovane. La vicenda giudiziaria ricostruita dagli inquirenti dice che Mohamed era violento, perdeva il controllo soprattutto quando si ubriacava; Emilia si era rivolta ad un centro antiviolenza e aveva denunciato il marito per maltrattamenti e lesioni a inizio ottobre 2024. Il 16 ottobre 2024, scatta il Codice Rosso, misure cautelari, divieto di avvicinamento. Il 18 ottobre 2024, Mohamed viola le misure cautelari e viene arrestato. Scatta l’aggravamento delle misure con custodia cautelare in carcere. Dopo sei mesi dietro le sbarre, Mohamed arriva al processo: 24 aprile 2025, condannato a un anno e mezzo, pena sospesa con la condizionale. Alla fine di giugno la coppia apparentemente si riconcilia ed Emilia riprende in casa il marito. Il 1° agosto 2025, Mohamed uccide la moglie e fugge, ma viene rintracciato ed arrestato a Sondrio, ancora una volta ubriaco.
In rete appaiono molte valutazioni negative, non solo degli esperti, sulla scelta avventata di Emilia di convivere nuovamente col marito alcolizzato e violento, già riconosciuto colpevole di maltrattamenti e lesioni. “Il Coraggio di Frida”, centro antiviolenza al quale Emilia si era rivolta lo scorso anno, prende posizione con durezza contro qualsiasi illazione: Emilia non ha alcuna responsabilità, nemmeno quella di essere stata poco avveduta. Beh, io la penso diversamente. Vero è che il principio inviolabile di libertà individuale non deve impedire a nessuno/a di fare le scelte che preferisce, tuttavia in questo caso la questione si sposta dal campo del Diritto a quello dell’opportunità. Pura e semplice opportunità unita a prudenza e buonsenso, se vogliamo. È vero che mia figlia, come qualsiasi altra ragazza, in teoria non dovrebbe essere molestata nemmeno se girasse da sola alle 3 di notte, ubriaca, truccata come Moira Orfei e vestita come Elodie. Ma, da padre, le suggerirei di usare un minimo di prudenza: è vero che nessuno avrebbe il diritto di molestarla poiché la giudica una donna “facile” per come è vestita, per come è truccata o perché ha bevuto, ma la più elementare prudenza suggerisce che sarebbe meglio evitare il rischio. Chissenefrega se gli stupratori – dopo – vengono arrestati e condannati a mille anni di carcere; preferirei che mia figlia – prima – evitasse di rendersi particolarmente esposta alla violenza sessuale.

Con Emilia il CAV ha fatto il suo lavoro?
Non si tratta di una questione di genere, il principio di opportunità vale anche nel caso in cui un turista americano giri col Rolex al polso e la catena d’oro al collo per i vicoli malfamati di una qualsiasi delle città italiane ad alto tasso di microcriminalità. Nessuno in teoria avrebbe il diritto di giudicarlo una preda facile e mettergli il coltello sotto la gola per togliergli tutto; ma sarebbe stupido negare che può succedere, quindi sono le stesse agenzie di viaggio che – a chi vuole evitare guai – sconsigliano di ostentare rotoli di dollari, gioielli e orologi preziosi. Ma se i guai te li cerchi, nessuno può costringerti a non farlo. Allo stesso modo, il diritto di una donna di far entrare in casa chi vuole non può essere limitato da nessuno. Tuttavia la prudenza, il buonsenso e una questione di mera opportunità suggeriscono di non fare come Emilia, di non accogliere un alcolizzato che ha già dato prova di essere violento. Ciò non toglie che la povera Emilia, invece che dal marito, avrebbe potuto essere aggredita e uccisa il giorno dopo da un pregiudicato qualsiasi, ma vogliamo negare che col pregiudicato in casa le probabilità aumentano di molto?
Io sono una persona semplice senza idee strane per la testa, ma le malelingue potrebbero leggere nel comunicato un tentativo del centro antiviolenza di nascondere l’inefficacia del proprio operato. L’ABC dei suggerimenti alle donne vittime di violenza è fatto di accorati appelli a non doversi fidare: allontanalo al primo schiaffo, denuncialo alla prima minaccia, non aspettare che le liti degenerino, non aspettare che succeda l’irreparabile, non credergli se dice che è pentito e cambierà, non accettare di rivederlo, non cadere nella trappola dell’ultimo appuntamento, dell’incontro chiarificatore, della richiesta di spiegazioni. L’allontanamento dal violento, per essere efficace, deve essere definitivo. Secondo i centri antiviolenza, lo scoglio da superare per l’uscita dalla violenza è la denuncia; una volta che la donna trova il coraggio di denunciare poi deve avere la forza di non tornare indietro. Emilia invece lo ha fatto: è tornata indietro, e di molto. Quindi le malelingue di prima potrebbero dire che il centro antiviolenza non è stato poi così efficace, non è stato capace di far arrivare il messaggio giusto, non è stato in grado di istruire Emilia tanto concretamente da riuscire a salvarla. Per fortuna sono una persona semplice e certe strane idee non mi passano per la testa.
L’immancabile richiesta di soldi.
Ultime due chicche del comunicato de “Il coraggio di Frida”: «Le scelte dei singoli appartengono al libero arbitrio e all’autodeterminazione di ciascuno di noi, anche quando sembrano incomprensibili. L’atto estremo del femminicidio è espressione di un problema strutturale e culturale, che trova radici nella disuguaglianza di genere e nella concezione delle donne come proprietà maschile». Quindi libero arbitrio per Emilia che fa una scelta incomprensibile, ma problema strutturale e culturale per Mohammed che la uccide. Infine l’immancabile mano tesa a chiedere soldi: «chiediamo scelte concrete, risorse adeguate e coraggio». I centri antiviolenza non perdono l’abitudine di utilizzare ogni fatto di sangue per battere cassa, come se la povera Emilia potesse essere ancora viva se solo il Coraggio di Frida avesse ricevuto un vagone di soldi in più. P.S.: chiunque vedesse qualche differenza con il caso di Gemona, ha ragione.