Per la vera parità: migliaia di persone si sono radunate a Madrid sabato scorso gridando lo slogan “le vittime non hanno genere”, in una manifestazione organizzata da dieci associazioni, tra cui Hazte Oír e Anavid, con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica su tutte le vittime di violenza domestica, indipendentemente da sesso, età o orientamento sessuale. La marcia, iniziata a mezzogiorno davanti al Ministero per l’Uguaglianza e conclusasi in Plaza de Callao, ha denunciato l’esclusione istituzionale di molte vittime a causa di quella che considerano un’interpretazione ideologica della violenza e della parità. In un’atmosfera gelida, i partecipanti hanno marciato per il centro città portando striscioni e scandendo slogan a favore della vera uguaglianza e della “difesa dei diritti umani” per tutte le vittime. Lungo il percorso, si sono udite le grida dei nonni che chiedevano il diritto di vedere i propri nipoti, insieme alle testimonianze di genitori separati dai figli da sentenze giudiziarie che consideravano ingiuste, e alle testimonianze di coloro che affermano di essere stati resi invisibili da un sistema che riconosce solo una specifica tipologia di vittime e un tipo specifico di parità.
Javier María Pérez Roldán, avvocato e segretario generale di Hazte Oír, ha fatto da portavoce del gruppo organizzatore e ha sottolineato il motivo della loro presenza: «Siamo qui per sostenere le vittime che sono rimaste senza protezione». Hanno partecipato all’evento anche Inma Fernández, giornalista e attivista per le vittime emarginate, e Ana Ruiz, portavoce di Derecho a Vivir (Diritto alla vita). Tutte hanno concordato sulla necessità di modificare l’attuale approccio alle politiche pubbliche sulla parità affinché sostengano equamente chi subisce violenza in famiglia. All’appello hanno aderito anche altre organizzazioni, tra cui Comando Libertad, l’Associazione per i Diritti dell’Infanzia e l’Affidamento Condiviso dell’Estremadura, il Movimento per la Vera Uguaglianza, SIPNA, la Polizia Trans Non Normativa e la Fondazione per gli Uomini Maltrattati. Hanno partecipato anche rappresentanti dell’organizzazione internazionale Davia, che coordina azioni simili in oltre 200 associazioni in diversi paesi.

In marcia per la vera parità.
Anavid, un’organizzazione no-profit che promuove la legislazione sulla parità di diritti e una maggiore consapevolezza sociale su questo tema, ha sottolineato che «la violenza domestica non discrimina in base al sesso o allo status» e che è essenziale garantire parità nella protezione istituzionale a tutte le vittime. L’organizzazione assiste donne, bambini e uomini che potrebbero essere vittime di aggressioni o false accuse, in un contesto in cui, a loro dire, la presunzione di innocenza viene spesso ignorata (esattamente come si vuole ottenere anche qui in Italia). Uno degli slogan più ripetuti durante la marcia è stato che la sofferenza non può essere categorizzata secondo criteri politici o mediatici. In questo senso, gli organizzatori hanno denunciato che, per ragioni elettorali o ideologiche, molte vittime vengono messe a tacere o semplicemente ignorate e usa un concetto di parità strumentalmente distorto. Allo stesso modo, la Ministra per l’Uguaglianza, Ana Redondo, è stata una delle figure più criticate durante la marcia: “Ministro femminista, non siamo nella tua lista”, hanno gridato i presenti.
La manifestazione di sabato segna un altro passo nella crescita di un movimento sociale che mette in discussione gli attuali modelli di protezione e chiede una nuova prospettiva sul fenomeno della violenza domestica e sulla vera parità. Gli organizzatori hanno sottolineato il successo dell’evento come prova del fatto che un numero crescente di cittadini rifiuta quello che descrivono come un “costrutto ideologico” che determina quali vittime meritano riconoscimento e quali no. «Il successo di questa marcia dimostra che sempre più persone sono disposte a difendere la verità: nessuna vittima è più importante di un’altra», ha concluso Hazte Oír nella sua dichiarazione. Ha affermato che questa richiesta proseguirà in varie iniziative a livello nazionale e internazionale, con la speranza che le istituzioni si impegnino a fornire una protezione equa e inclusiva a tutte le vittime. Noi ci associamo, con l’auspicio aggiuntivo che a casa nostra qui in Italia si smetta di dire sciocchezze sul modello spagnolo.