Qualcuno potrebbe ancora illudersi che la violenza sulle donne sia l’unico vero problema della nostra società, come se fosse un mantra irrinunciabile. Eppure, basta aprire i giornali dell’ultima settimana per imbattersi in una sequenza di episodi che smentiscono clamorosamente questa narrazione dogmatica. Gli uomini vittime di violenza femminile diventano invisibili, fantasmi tra le righe degli articoli, al massimo relegati a note di colore o perfino oggetto di sarcasmo collettivo. Un marito costretto a vivere l’inferno domestico dalla propria compagna è diventato notizia solo perché la violenza era talmente ripetuta e plateale, da essere praticata anche davanti al figlio minore: nessuno si sogna di evocare centri antiviolenza per lui, nessuna task force per sostenerlo – anzi, per molti nemmeno esisterebbe il problema (qui). A Brugherio, una donna stalker viene condannata (era ora), ma l’unica morale resta: servono altri centri per ‘rieducare’ gli uomini, perché è solo lì che si annida la violenza degna di menzione (caso scuola).
Non sono solo episodi isolati. Minacce, persecuzioni, aggressioni fisiche, coltellate, tentati omicidi e omicidi veri e propri: il panorama racconta molto più di una statistica nascosta. Una giovane che, dopo la fine della relazione, passa alle minacce di morte e decide che ‘se non può averlo lei, nessun’altra deve averlo’ (qui), mentre dall’altra parte d’Italia una sessantunenne si diverte a sequestrare un ventitreenne, legandolo e prendendolo a sprangate (qui i dettagli), e, in Svizzera, una donna tenta di sgozzare il compagno colpendolo al collo con un oggetto di vetro, con un sistema giudiziario che fatica pure a chiamare le cose col loro nome (qui). Ma si sa: la donna violenta è sempre “un caso isolato”, talmente isolata che si ripete a ciclo continuo nelle cronache locali. E sottolineiamo locali: il lavoro di spulciarle è solo nostro, per scoprire che relegando le notizie a livello locale, nessuno in Italia può avere il quadro generale chiaro. Ed è cosa voluta, volutissima.

Il femminismo ignora la violenza delle donne: quanti casi serviranno ancora?
Nel frattempo il mainstream regala copertine a chi la violenza la racconta quasi con orgoglio, come la famosa showgirl che si vanta in TV di aver ‘menato tutti i suoi fidanzati’, sottolineando come sia una cosa normale e folkloristica (testuali parole). Immaginate solo per un istante se fosse stato un uomo a dire di aver picchiato tutte le sue compagne: sarebbe scattata la rivoluzione culturale, ostracismo professionale e sdegno planato dall’alto. Sul versante quotidiano, le aggressioni di donne ai partner si moltiplicano: coltellate alla gola, morsi, lancio di mobili e bottiglie (vedi qui), oppure il marito percosso ogni giorno oltre la “soglia consentita” (esiste una soglia legale di schiaffoni tollerati?).
La lista continua con l’anziana che elimina il marito a colpi di cocci di vaso, 40 ferite alla testa e al collo: comodo raccontarla come una caduta accidentale, tanto le misure cautelari restano blande visto che è donna e pure anziana (il caso recente). Infine, non mancano i misteri risolti con scoperte da brivido: corpi sepolti e cementati in giardino, mentre l’indagata intasca la pensione del compagno andato all’estero… o almeno così diceva lei (qui il fatto). Ma per le istituzioni l’importante restano i finanziamenti ai centri antiviolenza, che vedono solo da un occhio solo, e solo in una direzione. La realtà? La violenza femminile sugli uomini esiste e ha numeri e volti, ma viene costantemente occultata, minimizzata e ridicolizzata. Quanto ancora bisognerà aspettare perché questa doppia morale crolli sotto il peso dei fatti? Invitiamo tutti ad approfondire questi temi e consultare l’Osservatorio Statistico su LaFionda.com, anche tramite il nostro chatbot, per non lasciare che la verità sparisca tra le maglie della censura ideologica.