Bologna, ancora Bologna… Città inclusiva, aperta a tutte, tutti e tuttu, oppure a tuttƏ, oppure a tutt*. Tra una desinenza “u”, una schwa ed un asterisco, in nome dell’inclusività si fa scempio del senso del ridicolo prima ancora che della lingua italiana, della logica e della biologia. “Persone con capacità gestante” è l’ultima trovata woke del capoluogo emiliano, che inaugura un consultorio farcendone la presentazione con un profluvio di terminologia progressista. Consultorio è poco inclusivo, meglio laboratorio; meglio ancora laboratorio “non giudicante” per evitare che, chiamandolo semplicemente consultorio, qualcun* possa avere l’impressione di essere finit* in tribunale.
Somiglia ad un monologo surreale di Woody Allen. Pare brutto dire donne, meglio “persone con capacità gestante”. Pare brutto dire migranti, meglio “individui con background migratorio”. Pare brutto dire nullafacenti, meglio dire NEET (Not in Education, Employment or Training). Sembra una corsa ai sinonimi dei sinonimi dei sinonimi, quindi per eliminare “donne” si potrebbe fantasticare sulla biologia (persone con utero, persone con cromosoma XX, persone con mestruazioni) o sugli aspetti comportamentali (persone che impazziscono per i saldi, persone che non sanno cosa voglia dire avere torto, persone con tendenza a “non ti ho detto nulla ma lo dovevi capire da solo”).

Tutti inclusi, tranne gli uomini.
L’assessor@ al welfare, Matilde Madrid, ha tenuto a ribadire che il progetto promuove «un approccio basato sull’ascolto attivo e sulla partecipazione della persona al suo percorso di cura, orientato a educare alla sessualità, all’affettività e al consenso, per avvalerci di strumenti reali contro la violenza di genere…». Poteva mancare la violenza di genere? Certo che no, siamo a Bologna. «…e l’omolesbobitransfobia». Ah però! Allora, di grazia, quale sarebbe lo strumento reale offerto dal laboratorio per la crociata contro l’odio per gay, lesbiche, bisessuali, trans, not binary, queer e tutto il resto compreso nel plus? Ancora la moltiplicazione dei termini… fa venire in mente un grande Ennio Fantastichini nella scena memorabile di Saturno contro: «Gay? Nooo, io so’ all’antica, so’ frocio».
Oltretutto la dicitura “persone con capacità gestante” non è affatto inclusiva, discrimina le coppie gay nelle quali nessuno dei due ha capacità gestante, e discrimina le donne sterili che la capacità gestante non l’hanno mai avuta o l’hanno persa in seguito ad interventi o patologie. Leggiamo che alcuni si sono indignati e hanno protestato vibratamente, da Coghe a Pillon, da Bignami all’associazione DAria; noi riteniamo tempo perso indignarsi per le comiche bizzarrie bolognesi chiedendone la rimozione, piuttosto notiamo un aspetto: il delirio lessical-inclusivo serve a comprendere italiane e immigrate, migranti, disoccupati, omosessuali ed ovviamente vittime di violenza di genere… tutti, tranne gli uomini in generale e i padri in particolare, gentaccia che per la Giunta bolognese non merita inclusività. Non è casuale il riferimento ai manifesti che purtroppo non si potevano vietare, ma per fortuna si potevano vandalizzare.