La Fionda

Le femministe impazzite si appigliano all’attivismo progressista

American Eagle ha recentemente lanciato la sua campagna pubblicitaria “Sydney Sweeney Has Great Jeans”, che vede la popolare attrice vestita in denim. Inaspettatamente, la pubblicità ha scatenato una vera e propria furia tra le femministe. Sono esplose affermazioni irrazionali secondo cui la pubblicità si basa sulla “propaganda nazista” per promuovere nozioni di “superiorità genetica” e “supremazia bianca”. Affermazioni così bizzarre possono essere considerate una forma di psicosi delirante. In effetti, le femministe sono state a lungo considerate fantesche dei movimenti radicali. «Sono sempre state le donne, e soprattutto le giovani, le più bigotte sostenitrici del Partito, quelle che ingoiano slogan, le spie dilettanti e le ficcanaso dell’eterodossia», rivelò George Orwell decenni fa nel suo classico 1984.

Proprio la scorsa settimana, la commentatrice Lisa Britton ha spiegato: «È sempre più evidente che molti dei miei critici non cercano equità, né equità nel dare valore ai sessi, né rispetto reciproco o armonia di genere. Piuttosto, sembrano desiderare il predominio femminile e la punizione per le ingiustizie del passato». Non a caso, anche le giovani donne progressiste e femministe segnalano alti livelli di malattie mentali. La tendenza delle donne femministe ad abbracciare ideologie politiche di estrema sinistra, per altro, è stata documentata in tutto il mondo: Canada, Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Polonia, Paesi Bassi, Danimarca, Finlandia, Svezia, Brasile, Cile, Perù, Tunisia, Corea del Sud e Cina.

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La contestatissima pubblicità dei jeans American Eagle con la bellissima Sydney Sweeney.

Follie femministe in tutto il mondo.

Ovunque, la violenza domestica e le aggressioni sessuali sono ambiti in cui le femministe sono particolarmente inclini a ricorrere a tattiche estreme. In Australia, nonostante le prove evidenti che uomini e donne siano autori di abusi senza pari, le femministe stanno portando avanti una campagna orwelliana per eliminare l’esistenza di vittime maschili dai rapporti ufficiali del governo (e qui in Italia non siamo da meno). In India le femministe sfruttano le leggi che consentono alle donne di dichiarare di essere state violentate sulla base dell’accusa di falsa promessa di matrimonio da parte di un uomo: a Delhi, il 18% dei casi di stupro è stato registrato con il pretesto di falsa promessa di matrimonio. In un ulteriore 21% dei casi, l’accusa è stata ritenuta falsa, secondo un’analisi dell’Indian National Bar Association.

Non solo: in Irlanda del Nord, un articolo del 3 agosto apparso sul Belfast Telegraph riporta una serie di affermazioni infiammatorie che sono così inverosimili da essere palesemente false, come: «Ogni volta che una donna viene assassinata nell’Irlanda del Nord, il suo nome viene poi usato dagli abusatori per minacciare le loro vittime». L’articolo non ha menzionato il recente studio condotto in quel paese che ha rilevato che sette vittime maschili su 10 di violenza domestica avevano preso in considerazione il suicidio. La commentatrice australiana Claire Lehmann, fondatrice di Quillette, offre spunti di riflessione sulla radicalizzazione globale delle giovani donne: «Tra la Generazione Z, la maggior parte delle donne è diventata iper-progressista in un lasso di tempo relativamente breve… Le ragazze in particolare sono immerse nella retorica dell’ideologia radicale e delle femministe, che inquadra il mondo in termini di vittimismo e oppressione». Fin dalla sua fondazione nel 2010, UN Women ha utilizzato la sua vasta rete di social media per promuovere una visione del mondo secondo cui le donne sono le vittime eterne del “patriarcato”. Tali visioni ignorano il fatto che sono gli uomini a essere indietro rispetto alle donne in 12 aree principali dell’esistenza. E ora sono i paesi di tutto il mondo a pagare il prezzo dell’ondata di estremismo delle femministe.



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