Essendo io il trinariciuto (leggi: estremista di sinistra o “zecca”) di questa disgraziata famiglia del “LaFionda.com”, quei momenti, purtroppo ormai sempre più rari, in cui la destra fa persino più schifo della sedicente “sinistra” e posso quindi con gioia darle addosso, sono una preziosa occasione da non perdere: ed eccone finalmente una, anche se purtroppo la politica italiana c’entra solo di rimbalzo e non come protagonista. Ma di questi tempi non si butta via nulla. La notizia è questa: Viktor Orbán, il cattivissimo e fascistissimo primo ministro ungherese, non solo ha modificato (o sta per farlo) la costituzione in modo espressamente anti-gender (“l’essere umano è uomo o donna”) e ha già da tempo vietato la propaganda gender e GLBT nelle scuole, ma ha pure sostanzialmente proibito il gay pride, pena pesantissime sanzioni e addirittura l’identificazione facciale per chi partecipasse. L’identificazione facciale, pensa te, questo qui non c’ha proprio un cazzo a cui pensare, e poi ti voglio vedere a identificare faccialmente quelli che sfilano al pride tutti truccati come “il visagista delle dive”. Ah, a proposito, segnatevi quest’altra stronzata, c’è già malcontento tra quelli che vogliono essere più realisti del re e quindi ammoniscono a non chiamarlo “gay pride” perché il termine non è inclusivo (e te pareva).
Vabbè: figuriamoci se i politicanti di sinistra e le lobby, pardon, associazioni GLBT (quelle che fingono di non avere potere ma ce l’hanno eccome, e vengono foraggiate dallo stato per “difendere i miei diritti” e “rappresentarmi” senza che io abbia mai dato loro alcuna delega) non colgono la palla al balzo per fingere di essere indispensabili. Per intenderci, quelli che credono di essere di sinistra sono quelli che se sei gay e lavoratore precario non vogliono che tu faccia la fame perché sei gay (quella è la destra, puah, che schifo), ma vogliono che tu faccia la fame perché sei precario. Vuoi mettere. Comunque in sostanza Orbán è un porco, un despota, una merda eccetera.

Ignoranti ma “inclusivi”.
Orbán sarà sicuramente un despota (ci arriviamo, tranquilli, mica lo voglio difendere, ogni limite ha una pazienza), ma la prima parte dei suoi fascistissimi provvedimenti è semplicemente un’ovvietà: e infatti non ci è certo arrivato lui per primo, anche perché non mi dà l’aria di essere particolarmente intelligente. O sei maschio o sei femmina: che c’è da discutere? Non è che arrivano Judith Butler e tutti quelli che campano sulle sue ben retribuite fumisterie e improvvisamente decidono il contrario come se avessero ricevuto il compito di provvedere alla nuova creazione. Ah, ma così si nega l’identità delle persone trans e non binarie! Sai che squasso, sai che scandalo, saranno più numerose le persone “non binarie” o i precari? E comunque non si nega proprio niente, ti si dice che nella tua immaginazione puoi giocare a essere quello che vuoi ma, gioia mia, realtà e immaginazione sono due pianeti diversi: tesoro della zia, tu non sei “non binario”, sei rincoglionito. Usalo meglio ‘sto progresso, disinstalla Tiktok, esci a guardare il mondo che ti circonda, beviti un Jack Daniel’s (doppio) e vaffanculo, fai la cortesia.
Quanto alla “propaganda gender” nelle scuole mi sembra anche il minimo: i ciucci che escono dalle scuole dell’obbligo oggi non sanno manco le tabelline, figuriamoci i congiuntivi, proprio perché le ore di lezione sono sempre più sacrificate a queste minchiate che qualcuno vorrebbe addirittura aumentare, elargendo altri soldi al travone di turno senza alcuna competenza pedagogica e con un vocabolario ridotto a quanto basta per ordinare una centrifuga, perché saranno pure scemi, ma i conti in tasca se li sanno fare bene, e di certo a dispensare il loro preziosissimo sapere non ci vanno a gratis, se possono capitalizzarlo. Mi piacerebbe entrarci io in un’aula magna di un qualsiasi liceo, ed elencare a classi unificate un centinaio di personaggi appartenenti al Novecento di ogni genere e categoria (che ne so, Richard Nixon, Mariano Rumor, Licio Gelli, Wanda Osiris, Franco Basaglia, Ferruccio Parri, Mario Moretti, Sergio Endrigo, Goliarda Sapienza, Adele Faccio, Ho Chi Minh, Elio Vittorini, Imelda Marcos, Herbert Marcuse, Nilla Pizzi, continuate voi), e chiedere ai presenti quanti ne conoscono: e poi vedere invece quanti youtuber/tiktoker “trans” o “non binari” conoscono. Poi ripetetemi ancora che ciò di cui hanno bisogno sono i corsi di educazione all’affettività e al rispetto.
Chi di bavaglio ferisce…
E arriviamo alla questione del pride. Qui le cose cambiano. A me il pride fa schifo: il primo articolo che ho scritto (e del quale confermo ogni parola) al mio esordio sul defunto sito di cui questo ha raccolto il testimone parlava proprio di questo: ma questa cosa non può non farmi incazzare. Ognuno ha i passatempi premoderni che crede, figuriamoci, c’è chi va al pride a rimorchiare, c’è chi va alla messa di Natale. Ma se al pride ci vado o non ci vado lo decido io, non un autocrate governativo. Io non voglio che il pride venga proibito, io voglio che tutti lo vedano per la squallida passerella elettorale che è e decidano volontariamente di non andarci, di lasciare soli i politicanti in cerca di seguito. Vietarlo, come sta facendo Orbán, è un cazzo di atteggiamento fascista: e io questa parola la uso con tutta la parsimonia con cui vorrei che venisse usata da chi invece la dice a casaccio trenta volte al minuto. Vietare una manifestazione di popolo, quale che essa sia, è creare un reato di opinione, soffocare la libertà di espressione, ghettizzare, in questo caso, la sessualità minoritaria, sancire sulla sessualità stessa una verità ufficiale dalla quale è vietato dissentire e, ovviamente, dietro l’immancabile e squallido nobile proposito della salvaguardia dei minori. Perciò sì, io non ho alcun dubbio: Orbán è decisamente una merda. È un porco e fascista e mai e poi mai io metterei piede in un paese dove un despota decide cosa posso dire, cosa posso fare, a quale manifestazione posso partecipare, quali diritti posso rivendicare. Per fortuna sta in Ungheria e non qui: prendano nota quelli che si lamentano di quanto è “profondamente omofobo” il paese nel quale devono ringraziare di essere nati, anzi, mi chiedo perché le nostre associazioni GLBT non vadano lì a rappresentarmi e a contestarlo (scusate, m’è scappata).
Ma… c’è un ma. Ed è questo. Cari paladini GLBT, posto, ripeto per i diversamente svegli, che Orbán è una gigantesca merda, ma perché scusate voi con il ddl Zan cosa volevate fare? Non volevate forse fare la stessa identica cosa? Non volevate forse imporre un reato di opinione mascherato di buoni propositi (“contro l’odio”), creando un divieto al dissenso e imponendo pesanti sanzioni per chi non si adeguasse alle vostre strampalate teorie sulla “identità di genere”? Non volevate mandare in galera chiunque usasse la parola “frocio”? (il culto della galera, molto di sinistra, complimenti, e a proposito, se frequentaste le dark room che frequentavo io fareste una retata ogni fine settimana). Non volevate punire l’“omofobia” categorizzandola secondo il tribunale speciale della vostra decisione sovrana? Non volevate mettere una pietra tombale su tutte le questioni di genere e sui diritti maschili tappandoci la bocca col pretesto della “misoginia”? Quella vicesindaca del comune peggio amministrato d’Italia che si rammaricava di non poter vietare dei manifesti, e che poi ha pure avuto la spudoratezza di fare la vittima con un post di uno squallore unico, non voleva fare la stessa scelleratissima cosa? E non ci avete pure sfottuto, dandoci dei piagnoni che si lamentano perché “non si può più dire niente”? Ah, ma già, voi siete i buoni e lo fate per il nostro bene. Mica siete dei fascisti, quello è Orbán. Quindi, cari finti antifascisti, cari finti democratici, prima di dare lezioni agli altri guardatevi allo specchio. Le lezioni ve le diamo noi, a cui proprio voi volevate riservare lo stesso trattamento. E se adesso per favore ci risparmiate le lagne ci fate un piacere, grazie.