Da più parti la menano a sangue col termine “incel”, utilizzato come un insulto al pari di fascista, narcisista eccetera, per additare chiunque non si dimostri adeguatamente inginocchiato al pensiero femminuccista. A volte “incel” diventa addirittura sinonimo di pericolo: gente votata alla distruzione del femminile dal quale non si sente accettato. Il fenomeno “incel” è tutt’altro, ma non vale la pena spiegarlo alle truppe indottrinate dalla propaganda ideologica. Piuttosto sarebbe interessante sondare un terreno inesplorato, quello degli “infath” (Involontary Fathers).
Perdonate il neologismo, è nato 10 minuti fa. Dovrebbe identificare uomini divenuti padri senza averlo voluto, programmato, desiderato. Sia chiaro, la curiosità di analizzare tale casistica prescinde dall’amore per i figli; vale a dire che un figlio – anche quando non è frutto di una precisa programmazione, almeno non da parte dell’uomo – una volta venuto al mondo può essere circondato da affetto e cure esattamente come i figli “desiderati”.
Un tipo di uomini vittime di violenza.
Non ne fa parte solo il calciatore incastrato dalla velina, l’industriale incastrato dall’amante, il professionista incastrato da un rapporto occasionale o lo studente minorenne incastrato dalla supplente 32enne (non è fantasia, è casistica reale e documentata), ne fa parte anche l’uomo regolarmente sposato. Alla categoria “infath” potrebbe aggiungersi la triste categoria “unfath”, vale a dire quegli uomini ai quali è stato fatto credere di essere padri poi, magari tardivamente, scoprono di aver riversato amore paterno su un figlio che in realtà la compagna ha concepito con altri.
Gli “infath” come gli “unfath” sono, sotto tutti i profili, classificabili come vittime di violenza. Vittime il cui numero è sconosciuto e, quand’anche fosse noto, sarebbe sicuramente misconosciuto. Sia perché gli uomini per loro natura, secondo la narrazione dominante, non possono essere vittime di violenza (essendo gli unici autori per eccellenza, non possono anche essere vittime…), sia perché la riproduzione è dominio assoluto della sfera femminile, qualcosa da cui l’essere umano di sesso maschile è e deve restare escluso, sebbene ne sia ampiamente partecipe, anzi ne sia condizione imprescindibile, insieme alla donna. Però per lo meno resterà in memoria quando gli alieni in futuro studieranno la nostra (in)civiltà: qualcuno aveva provato a dare un nome a queste vittime di violenza e li aveva chiamati “infath” e “unfath”.