La Zanzara, 25.11.205. Cruciani parla di consenso reciproco dal min. 3,20. L’ospite in studio, Annarita Briganti, prestigiosa “giornalista culturale” del Gruppo Editoriale Cairo, sente il bisogno di precisare: «no, attenzione: la donna all’uomo. Mica l’uomo deve dare il consenso, che c’entra, dopo secoli di privilegio e di soprusi è la donna, certo…». Affermazione estremamente significativa. La norma viene propagandata come un baluardo di civiltà del quale c’era urgente bisogno, ma la chiave di lettura brigantesca slatentizza una volontà vendicativa nascosta (ma neanche poi tanto). La “giornalista culturale” non riconosce a partner ambosessi la libertà di esprimere il consenso, le donne ne hanno l’esclusiva: da parte di un uomo il consenso non è richiesto poiché è scontato? Qualunque uomo non deve e non può sentirsi violato dai pruriti erotici di una donna, deve percepirsi giocattolo sessuale di tutte le donne del mondo che, proprio inquantodonne, possono usare ed abusare a piacimento del corpo maschile. Per la “giornalista culturale” non è previsto che un uomo possa rifiutare attenzioni sessuali se, ad esempio, le avances provengono da una donna non gradita, perché non lo attira sessualmente per un milione di personalissimi motivi che non deve spiegare a nessuno. Né alla donna rifiutata, né alla giornalista culturale.
Interessante poi la motivazione del consenso unilaterale, nel più puro stile femminuccista: «dopo secoli di privilegi e soprusi». Quindi oggi non è giusto richiedere il consenso di un uomo poiché nel neolitico i cavernicoli maschi seducevano le femmine a colpi di clava. Per secoli l’uomo è stato oppressore, oggi è giusto che diventi oppresso. Non è Diritto, è rivalsa. Gli uomini oggi possono (devono?) essere discriminati per scontare colpe commesse in altri contesti, da altre persone, in altri tempi, in altri luoghi. Non fa una piega. Un po’ come il Marchese Onofrio del Grillo, che rivendica il diritto di essere ancora un po’ incazzato con Aronne Piperno perché i suoi antenati falegnami hanno costruito la croce di Nostro Signore. Quello è un paradosso divenuto battuta iconica del duo Monicelli/Sordi, la Briganti invece parla sul serio.
Annarita Briganti, siamo a disposizione.
Piuttosto c’è da riflettere sulle conseguenze giudiziarie del consenso libero e attuale o, come lo chiama Cruciani, “minuto per minuto”. Non è un deterrente, è un’arma. In assenza di indicazioni chiare e puntuali del Legislatore su come acquisire – e conservare – una prova del consenso producibile in giudizio, viene sbriciolato il vecchio ed ipotetico principio “la parola mia contro la sua”. La parola femminile vale come prova; l’uomo può dire in tutte le lingue del mondo che c’è stato consenso dal primo all’ultimo minuto, ma se non può provarlo è fottuto. E il Legislatore non chiarisce come provarlo. Se non è una gigantesca trappola costruita sulla discriminazione sessista, come la si può chiamare? Molto prima della genialata boldriniana e della difesa della Briganti, avevamo già approfondito le mille sfaccettature di questo problema in un apposito capitolo del libro Malapianta e in diversi articoli precedenti, a cui rinviamo per approfondimenti.
La puntata prosegue e Cruciani parla della violenza ambosessi, ma la giornalista culturale Annarita Briganti, dall’alto del suo sconfinato sapere, lo interrompe più volte: «non succede Giuseppe, non esiste, le donne non fanno queste cose, le donne non uccidono, non mettono le mani addosso, non fanno violenza economica, non fanno abusi, non ti tormentano, non ti stalkerizzano, non ti rendono la vita impossibile, non ti costringono a chiamare … queste cose non le fanno, non è previsto, io sono sicura che non lo fanno». Sì, ha detto proprio così: non è previsto. È sicura, e se lo dice nientepopòdimeno che la “giornalista culturale” come si può non crederle? Annarita Briganti è il prototipo di tante altre (ma tante davvero, molte siedono anche in Parlamento) negazioniste che rifiutano di riconoscere l’esistenza della violenza femminile. Se provasse a scrollarsi di dosso due o trecento strati di femminuccismo tossico potrebbe scendere dal pulpito e cominciare a documentarsi un pochino, almeno un pochino. Potremmo fornirle oltre 66.000 notizie di donne che uccidono, accoltellano, sparano, strangolano, sfregiano, avvelenano e massacrano di botte uomini adulti, anziani e bambini. Abbiamo archivi dal 1994 all’anno in corso, solo in parte sono pubblicati nel nostro osservatorio statistico. Se vuole studiare un po’ di informazione libera da preconcetti, sa a chi rivolgersi.