Come ad ogni Ferragosto che si rispetti da qualche anno a questa parte, cinque giorni fa il Ministero dell’Interno ha rilasciato il suo usuale “Dossier” sulla sicurezza e l’ordine pubblico (scaricabile interamente da qui). Si tratta forse del documento più corposo tra quelli usciti in questi anni e la cosa non sorprende: sotto un governo di destra, che per sua natura dà prevalenza alla logica securitaria, a quel pettoruto law and order anche se solo di figura, è ovvio che un dossier del genere risulti particolarmente denso di contenuti. A noi, tra i tanti dati riportati, interessano tuttavia soltanto 3 pagine specifiche del dossier, che abbiamo isolato e che potete trovare qui. Le prime due ci interessano perché su di esse, specie sulla seconda, i media e i social corrotti fonderanno lo strillo a reti unificate per cui “i femminicidi sono in aumento”. La terza invece serve per una riflessione più ampia. In teoria avrebbe dovuto esserci anche una quarta pagina, sempre presente in tutti i dossier, e che in quello di quest’anno curiosamente non c’è.
Ma andiamo con ordine. Anzitutto stavolta i dati del dossier fanno riferimento all’anno solare, cioè sono stati raccolti a partire dal primo gennaio e confrontati con lo stesso periodo dell’anno precedente. È una novità positiva: fino all’anno scorso si riportava invece la somma di due semestri: quello finale dell’anno precedente e quello iniziale dell’anno in corso, un’impostazione metodologica priva di senso perché rendeva impossibile il confronto con i dati raccolti da altri enti, ad esempio l’ISTAT. I media utilizzavano questo svarione per falsificare la realtà, ma non c’è dubbio che faranno lo stesso anche quest’anno, limitandosi a sottolineare i casi in cui la situazione è peggiorata rispetto al 2024 e omettendo di enfatizzare le situazioni migliorate. Chiarito questo, c’è un secondo elemento che verrà debitamente nascosto da tutti i media e che invece è dirimente: quando si parla di reati di vario genere, si parla di denunce. Ossia si parla di persone innocenti, che restano tali fino a sentenza passata in giudicato. Il Viminale di questo si occupa: delle persone denunciate. Quelle trovate colpevoli sono di competenza del Ministero della Giustizia. Questo per dire che i media che sosterranno che nei primi sei mesi dell’anno sono stati arrestati 559 mila ladri, staranno mentendo. Saranno ladri solo se un giudice sentenzierà che lo sono: fino a quel momento sono “persone accusate di furto”.

Gli inganni e le inutilità del dossier.
Chiariti questi aspetti, si nota anzitutto un calo (-17,3%) delle denunce per violenza sessuale. Un’ottima notizia, apparentemente, pur ricordando che si tratta di un dato da integrare con il numero di condanne che nella media degli ultimi dieci anni vengono comminate per questo reato, pari a circa il 70% delle denunce stesse. Ovvero: il 30% viene dichiarato innocente, come si può rilevare da qui (sempre che rimettano online presto lo scomodissimo database…), senza contare il numero di archiviazioni precedenti, su cui non esistono dati. Altra mancanza grave, e anche strana in un dossier steso durante un governo di destra, non c’è la declinazione per nazionalità (italiano/non italiano) dei denunciati per stupro. In aumento invece gli omicidi (+3,4%) e questo è un segnale davvero negativo visto che il reato mostrava un calo verticale da anni: c’è da sperare che nel semestre successivo il numero resti fermo, tuttavia va tenuto in memoria, perché è molto importante, che in totale da gennaio a giugno in Italia ci sono stati 184 omicidi. Perché ciò sia importante lo si desume dalla pagina successiva, dedicata ai cosiddetti “femminicidi”. Qui si notano subito due cose: prima, non viene data alcuna definizione della fattispecie, il che è grave in un dossier istituzionale. Seconda: le donne vittime di omicidio volontario (dunque da parte di chiunque e per qualsivoglia motivo) sono in tutto 60. Vale a dire il 32% sul totale degli omicidi volontari. Ovvero: gli uomini sono maggiormente vittime di omicidio da parte di chiunque e per qualunque motivo, ma ciò non li rende meritevoli di una pagina specifica sul “dossier” del Viminale. Curioso, vero?
Ancora più curioso, ma soprattutto apertamente ingannevole, è la suddivisione che il Viminale fa dei 60 casi con vittime donne: “vittime di origine straniera”, “in ambito familiare/affettivo” e “da partner/ex partner”. Sono diciture ingannevoli anzitutto perché se si sommano i tre valori di riferimento (18, 51 e 38), non si ha il totale di 60. Segno che molti casi sono trasversali alle suddivisioni proposte: un denunciato potrebbe essere di origine straniera e marito della presunta vittima e così ricadere in tutte e tre le suddivisioni. Si ottiene così un effetto ingigantimento su cui i media e la politica marceranno bellamente, sfruttando la distrazione di quei pochi che controlleranno direttamente la fonte. Ma il peggiore inganno sta nel titolare “Femminicidi” quella pagina e poi terminare la suddivisione con la categoria “da partner/ex partner”. Dunque per il Viminale sono femminicidi tutti gli omicidi attuati da partner o ex partner? E se, come ci capita di verificare ogni anno, l’uomo ha ucciso per riscuotere un’assicurazione (movente economico), per porre fine alle sofferenze di una malata terminale per poi seguirla all’altro mondo (movente della pietas), per un disturbo mentale conclamato e consolidato da tempo (movente psichiatrico)? Quei 38 casi, dunque, non sono e non possono essere conteggiati come “femminicidi”, anche se il titolo della pagina suggerisce questo ingannevolmente. Tanto meno è vero che “i femminicidi sono aumentati del 15%”, come titoleranno tutti i pennivendoli di regime. Per capire quanti sono i femminicidi, serve anzitutto avere una definizione precisa della fattispecie e poi analizzare caso per caso, come facciamo noi ogni anno, trovando poi numeri oscillanti tra i 20 e i 40 casi. Per carità, anche uno solo è un orrore indicibile, ma a livello di emergenza nazionale non ci siamo davvero.

I dati “patriarcali” del dossier.
Nella stessa pagina si snocciolano poi i numeri relativi agli ammonimenti del questore. Numeri che si contano sulle migliaia, ma che come tali sono del tutto irrilevanti e poco significativi. Essi sono infatti l’effetto distorsivo del Codice Rosso, che permette ai Questori e alla Polizia Giudiziaria di distribuire ammonimenti o misure restrittive come fossero caramelle, trasformando chiunque da innocente a colpevole fino a prova contraria. Prova contraria che poi arriva nel 90% dei casi sia per lo stalking che per i maltrattamenti in famiglia. Non si contano (anzi, noi proviamo a contarli) i casi in cui braccialetti elettronici vengono tolti, misure restrittive revocate, denunce archiviate, per altro senza nemmeno uno “scusi ci siamo sbagliati, era la solita falsa accusa…”. Di fatto quei numeri lì valgono meno dei bit che occupano sulla memoria del PC dove sono state scritte. Nonostante questo verranno rilanciate dai media corrotti e dai politici (ugualmente corrotti) per gridare all’emergenza “violenza di genere”. Un’emergenza che non c’è, a meno di non interpretarla come la necessaria affermazione e l’indispensabile consolidamento di un principio meramente ideologico ormai diventato fondamentale per assicurare flussi di denaro e potere a consorterie e clientele ben definite (ne abbiamo parlato in questo video).
C’è poi la slide mancante, usualmente presente nei dossier precedenti (vedi qua sopra la pagina del dossier 2020), riguardante i casi di discriminazione o reati d’odio. Era utile perché mostrava l’esiguità delle denunce per casi legati all’orientamento sessuale o all’identità di genere, in barba alla propaganda dell’Italia come paese omofobo e transfobico. Chissà perché quest’anno il Viminale non l’ha messa. Forse perché si vuole far credere che sotto un governo di destra non ci sono più discriminazioni. D’altra parte, si sa, se di un fenomeno non se ne parla, esso non esiste. Un po’ come la violenza femminile contro gli uomini o gli omicidi con vittime maggioritarie di sesso maschile… Infine c’è una slide nuova quest’anno, che a noi è piaciuta molto, riguardante le attività dei Vigili del Fuoco. Un corpo che, secondo varie fonti, conta un 10% di personale femminile, in gran parte utilizzato negli uffici. In altre parole, si può a ben diritto dire che i 572.594 interventi fatti dai Vigili del Fuoco tra gennaio e giugno 2025 siano stati realizzati tutti da personale maschile per affrontare incendi, dissesti, danni idrogeologici, incidenti stradali o di soccorso ordinario, per sisma, per protezione civile o per altre tipologie d’intervento. Non c’è il conteggio di quante donne si siano giovate o abbiano avuto la vita salva dall’intervento che questi uomini hanno realizzato, spesso a rischio della propria vita. Sicuramente sono pochissime, forse nessuna, come si addirebbe a un paese dove predomina il sistema patriarcale. No?