Il binomio Valditara-Cecchettin ha colpito. Come anticipato dal Ministro per l’Istruzione ed il Merito, i lunghi tentacoli dell’ideologia entrano nelle scuole. Lo strumento è la stretta collaborazione con la fondazione Giulia Cecchettin, utilizzata per inserire nelle linee-guida l’emergenza più emergenza di tutte nella storia dell’umanità, il femminicidio, che entra infatti nel programma scolastico fin dalla più tenera età tramite il documento “Indicazioni Nazionali per il curricolo – Scuola dell’infanzia e Scuole del Primo ciclo di istruzione”. Tale documento consta di un preambolo e 18 punti programmatici, il terzo dei quali recita «Il lavoro cui sarà chiamata la scuola nei prossimi anni è preventivo e servirà a ridurre e, auspicabilmente, a debellare il triste fenomeno del femminicidio». E bravo Giuseppe “dietrofront” Valditara. Qualche refresh, e le osservazioni che ne derivano.
18 novembre 2024 – Alla presentazione in Parlamento della Fondazione Giulia Cecchettin, tra strette di mano, complimenti e sorrisi di circostanza, il Ministro ebbe a dire che la lotta al patriarcato è meramente ideologica, il patriarcato non esiste. Apriti cielo! Reazioni indignate delle opposizioni che – in un afflato di bontà – evitarono di crocifiggerlo e ne chiesero solo le dimissioni. Tra le scalmanate protestanti si mise in mostra Elena Cecchettin, sorella della povera Giulia e fervente discepola dell’ideologia femminista, la quale già nella prima intervista dopo il ritrovamento della sorella morta – che colpì noi tutti per pathos, dolore ed empatia – tuonò contro i figli-sani-del-patriarcato e a favore di maggiori finanziamenti ai centri antiviolenza. Probabilmente Giuseppe “ci ho ripensato” Valditara si è reso conto che in questo Paese la verità non si può dire, ha realizzato di aver toccato un tasto intoccabile, un dogma, un credo, un culto inconfutato ed inconfutabile.
La finta prevenzione.
8 gennaio 2025 – Il confuso Ministro corre ai ripari, apre le porte a Gino “onnipresente” Cecchettin e lo invita a firmare un protocollo Ministero/Fondazione, prodromico dell’inserimento nei programmi didattici delle tematiche care alle opposizioni, pardon, alla Fondazione. Che poi è la stessa cosa. Giugno 2025 – Ecco servite le Indicazioni Nazionali, un coacervo di supercazzole pieno di belle parole ma vuoto di significati concreti, tipo: «insegnante come magister (…) Non più solo professionista dell’istruzione ma guida culturale ed educativa, capace di accendere la motivazione e di sostenere la crescita degli studenti con carisma e ispirazione». Meraviglioso, no? Se una maestra non ha capacità carismatiche di suo, voilà, le acquisisce per circolare ministeriale. Basta poco, che ce vo’? Sarebbero tante le osservazioni analoghe, concetti astratti, proclami vuoti, concretezza zero ma sembra trasparire un sottile piacere nel parlarsi addosso.
Il clou è al terzo punto: focus su educazione all’empatia e al rispetto della donna. L’obiettivo è quello di indottrinare i bambini a partire dalla scuola dell’infanzia, insegnando loro che bisogna rispettare le donne e soprattutto non bisogna ucciderle. Questo, secondo Giuseppe “comeback” Valditara sarebbe fare prevenzione. Ma quest’uomo è un genio! Perché nessuno ci ha mai pensato prima? Turetta, Parolisi, Impagnatiello, Barreca, Bilancia e tutti gli altri fino a Pacciani nel secolo scorso hanno commesso reati orribili perché a scuola nessuno aveva spiegato loro che non si fa. Bastava dirlo, che diamine, magari con carisma e ispirazione. Un ulteriore aspetto tutt’altro che trascurabile è l’educazione al rispetto. Principio sacrosanto, se venisse abbinato al concetto di “persona” senza distinzione di sesso, lingua, religione, opinioni politiche etc. come dice, tra l’altro, anche l’articolo più ignorato della Carta Costituzionale.

L’emergenza più emergenza di tutte.
Invece no, a scuola Giuseppe “sono pentito” Valditara vuole educare al rispetto delle donne, punto. Gli altri si arrangino, mica può pensare a tutto lui. Ogni bambina ha il destino segnato, prima o poi incontrerà il suo Turetta quindi bisogna indottrinare le nuove generazioni – fin dalla scuola primaria – al fatto che la donna deve essere rispettata. Il disabile no, l’omosessuale nemmeno, del cassintegrato non se ne parla, dell’homeless ancora meno… la categoria meritevole di rispetto è una ed una sola. Mia figlia, classe 2016, il prossimo anno sarà in quinta insieme a compagni cingalesi, filippini, ecuadoregni ed egiziani, più un ragazzino italiano diversamente abile con due insegnanti di sostegno. Come le spiego che nessuno le insegnerà il rispetto per Jason, Ahmed, James, Kennie e Domenico, visto che nessuno di loro ha la fortuna di appartenere alla categoria eletta?
L’insegnamento al rispetto ha l’obiettivo dichiarato di «ridurre e, auspicabilmente, debellare il triste fenomeno del femminicidio». Per forza, visto che la scelta del partner ministeriale è caduta sul Gino nazionale che ha ormai assunto il ruolo di massimo esperto planetario sul femminicidio. Magari Giuseppe “capriola” Valditara avrebbe potuto fare due chiacchiere con uno qualsiasi degli orfani che, al ritmo di oltre mille ogni anno, perdono il padre per un incidente mortale sul lavoro. Trenta donne uccise dall’ex geloso e possessivo e nasce l’emergenza più emergenza di tutte; 1.100 operai morti sul lavoro e 120.000 infortuni con invalidità permanenti ogni anno ma non c’è alcuna emergenza sociale, sono solo spiacevoli inconvenienti per chi accetta l’alea di rischiare la pelle nelle fabbriche, nei campi e nei cantieri. In conclusione, basta insegnare ai bambini che non si può dire “ciao bella” perché la tipa potrebbe sentirsi molestata. Sorvoliamo su negro di merda, frocio maledetto o terrone del cazzo… mica sono donne.