Riceviamo e volentieri pubblichiamo – Sono una moglie felice e mamma felice, e anche una lavoratrice realizzata. Sono stata una figlia e sorella felice, poi anche nipote felice. Quindi mi sento inadeguata. Già, inadeguata perché non sono all’altezza del trend attuale. Oggi se non denunci un abuso non sei nessuno. Ogni giorno leggo di attrici e attricette, cantanti e aspiranti tali, vallette e gieffine che “ricordano” di aver subito abusi 10 anni fa da registi, produttori o impresari, parecchio gettonati anche calciatori, musicisti e imprenditori. Molte vanno ancora più indietro con la memoria, ricordando proposte indecenti all’inizio della carriera, o colleghi provoloni, o fans volgari, o di tutto un po’.
Quando proprio non trovano nessun pretesto per insinuare accuse nel campo lavorativo, tornano all’infanzia “ricordando” di essere state abusate dal bidello, dall’autista dello scuolabus o dallo zio da cui andavano in vacanza. Mica denunciano, basta dirlo per entrare nel club “sono-vittima-anch’io”. E oggi il trend è anche il vittimismo preventivo: la rete è invasa da video di ragazze che dichiarano di aver paura a entrare in contatto con gli uomini, sia che si tratti del fruttivendolo, del ginecologo o del passante casuale. Questo è il top: sentirsi vittima prima ancora che sia capitato qualcosa davvero.
Felice di essere felice.
E io mi sento fuori luogo. Non mi vedo nei programmi della TV Del Dolore a raccontare quanto mi sento vittima, proprio non riuscirei a trovare nulla a cui attaccarmi. Mi vergogno da matti ma non posso lamentare un marito violento, un vecchio fidanzato stalker, un padre pedofilo, un fratello incestuoso, un nonno maniaco sessuale, un capufficio con le mani lunghe. Mai accidenti, mai un medico o un infermiere, un maestro, un allenatore di pallavolo, una mano morta sull’autobus… nemmeno un alpino (!) mi ha mai mancato di rispetto, quando hanno tenuto il loro raduno qui nella mia città. Eppure sugli alpini hanno raccontato cose terribili.
Capita a tutte meno che a me. Sono sbagliata io? Devo vergognarmi? Forse la cosa giusta è vergognarmi di vergognarmi. Non sono vittima e lo dico a testa alta, non c’è un carnefice dietro ogni angolo, la vita non è costellata di maschi-mostri, l’uomo non è “il nemico”. E non sono sola in questo. Mille amiche, parenti e colleghe sono nella stessa situazione, hanno una vita normale e felice proprio perché normale, convintissime che la normalità non sia andare a Verissimo a lamentarsi. Dobbiamo rivendicare anche noi il diritto ad un #metoo casareccio, o possiamo essere felici di essere donne normali? Amo mio marito, riamata e rispettata, ed entrambi adoriamo i nostri figli. Odio il fatto di essermi sentita inadeguata, non è una colpa rifiutare l’omologazione a una moda senza senso. Sono felice di essere felice.