Da messaggio privato. Sono una ragazza, ho 21 anni e non mi sento tutelata dal reato di stalking. Voglio la parità. E con parità intendo che voglio pagare la mia metà al ristorante, offrire una birra al mio fidanzato, fargli un regalo senza pretendere un *bip* in cambio. Ma sopra ogni cosa voglio essere uguale davanti alla legge. E voglio che la legge mi tuteli quanto tutela un uomo. Voglio avere pari dignità e diritti lavorativi, voglio lo stesso trattamento di carriera, meritocratico… Se sono la migliore nel mio campo voglio un riconoscimento, se un uomo mi dovesse superare lo faccia perché è migliore di me in intelligenza empatia e arguzia… non perché è un uomo. Sono una donna e ritengo che le quote rosa mi insultino più di quanto abbiano fatto secoli di discriminazione di genere. Sono una donna e affermo che il reato di stalking è un’indubbia stronzata. Le femministe che inneggiano a questa legge non sono femministe, perché pretendere di essere tutelate dalla legge in maniera maggiore e spesso privilegiata fa di noi ancora una volta il sesso debole nella storia. E se un ragazzo mi segue per strada lo fermo e gli chiedo cosa vuole. E se un ex frustrato mi perseguita su whatsapp lo blocco. E se mi telefona la notte blocco il numero. La polizia, i carabinieri, usino la divisa per eliminare i criminali veri. Che di uomini e donne ne muoiono abbastanza senza dover dare impronte di genere alla violenza.
Poi cosa cavolo vuol dire “femminicidio”? Che parola è? Da dove l’hanno coniata? Omicidio. Punto. Basta questo a condannare un essere umano. Ci dividono ancora e ci dicono ancora che siamo diversi. Io sono come un uomo. Di base. Se meglio o peggio lo decideranno cervello e capacità non un cromosoma. Quindi niente… Sono con voi. Solidale con voi, uomini, spesso condannati solo per possesso di c***o.