– Perché non c’è l’etero pride? Eh? Eh?!
– Perché gli etero non sono discriminati!
(conversazione scema a caso tra due deficienti medi sui social)
Devo cominciare, se non con delle scuse, quantomeno con un fare ammenda nei confronti di Loredana Cannata, che ho un po’ molto sbertucciato in un mio articolo precedente. Nemmeno questo è un articolo su di lei: ma anche in questo caso mi offre uno spunto per parlare di fenomeni più universali (Loredana, non sapevo manco chi fossi e pensa, mi hai dato materiale ben due riflessioni di segno opposto: ti pare poco?). Conosco pochi limiti davvero insormontabili alla depravazione (uno di questi è la Cortellesi), e quindi mi sono lasciato incuriosire più di quanto avrei voluto dall’evoluzione dei rapporti tra Cannata e Marione Adinolfi all’Isola dei Famosi. Rapporti partiti non proprio all’insegna della simpatia reciproca (più per contrarietà di lei che di lui) e che rapidamente, imprevedibilmente, si sono trasformati in un sorprendente avvicinamento umano con dimostrazioni di stima e di sincero affetto tra i due: una volta tanto ho fatto bene a cedere alla tentazione. Essendoci di mezzo Adinolfi, spero che non finisca come con Michela Murgia, ché una ci è bastata e avanzata.
Questo avviene quando due esseri umani agli antipodi per convinzioni personali, invece di scomunicarsi a vicenda come due antipapi durante lo scisma d’Occidente, si parlano, si incuriosiscono, si ascoltano, cercano di capirsi, sostengono le proprie posizioni per sincero convincimento e non per calcolo: ed è un indiscutibile segnale di intelligenza e di onestà intellettuale. Certo, in questo caso la convivenza forzata in una condizione di sopravvivenza ha contribuito notevolmente, ma evidentemente il terreno era già fertile. Non succede, mai, nemmeno con la più forzata delle convivenze, quando di mezzo ci sono interessi economici e ambizioni politiche: ed è per questo che non succederà con i capibastone a vario titolo della lobby GLBT, quelli talmente “inclusivi” che non sanno riconoscere l’altro da sé, e che da anni ciucciano insaziabilmente il latte dalle tette del potere e ne vogliono sempre di più. Ma, sia chiaro, lo fanno perché lottano per me e per i miei diritti di discriminato.

Perché dico “GLBT”.
A proposito: perché scrivo sempre GLBT e non LGBTQIA+? La risposta più ovvia sarebbe: perché è meno ridicolo, come fingono di non sapere quelli che ci mettono tre ore a dire “ellegibbittìcuiaplass” precisando tutti seri che la sigla non comprende comunque tutte le “identità” di cui si fanno portavoce. Cosa c’entrerà poi la “A” di “asexual” in tutto questo calderone di gente che è l’esatto opposto della asessualità visto che non sa parlare d’altro che di come e con chi scopa? Mah. Comunque, sì, in parte è così, certo, ma il motivo principale è che nella sigla “GLBT” delle origini, la “G” di “gays” era anteposta alla “L” di “lesbians”. E visto che “le parole sono importanti” non vedo proprio perché dovrei accettare una modifica revisionista che anche in questo caso subordina la mia esistenza a quella femminile, quando semmai, di questi tempi, c’è un grande bisogno di invertire totalmente la tendenza. Dovrei essere “cavaliere”? E poi cosa, pagare pure il conto al ristorante? Tranquille, “L”, siete le ultime con cui il sottoscritto dividerebbe il desco, visto quanto siete zotiche, cafone e antiestetiche.
Il primo articolo che ho scritto sei o sette anni fa, oggi non più visibile in rete, per il blog dalle cui ceneri è poi nata “La Fionda.com”, era proprio contro il gay pride. E qui finalmente, dopo soli quattro paragrafi, arrivo al punto. Ovvero: “l’etero pride non esiste perché gli eterosessuali non sono perseguitati!”, seguito di solito da varie declinazioni della discriminazione, tipo “se sei etero nessuno ti ammazza, nessuno ti impedisce di adottare e di sposarti, nessuno ti aggredisce in quanto etero” ecc. No, no e no. Tutte lagne arcaiche quanto sbagliate. Perché la risposta corretta è quella più semplice: l’etero pride non esiste perché nessuno lo organizza. È il rasoio di Occam: non dico sempre ma qualche volta aiuta.
Io vi ascolto.
E perché nessuno lo organizza? No, capra arcobaleno, non è “perché gli etero non sono discriminati”: non è così, e invece di cianciare o ironizzare sulle discriminazioni altrui che non conosci apri le orecchie e ascolta, ché fai una figura migliore. Il fatto che da qualche parte nel mondo i gay vengano lapidati non vuol dire che gli eterosessuali, qui e ora, se la passino benissimo. Di motivi per lamentarsi ne hanno eccome anche loro, come e quanti ne abbiamo noi gay, a cominciare proprio dal disprezzo mediatico nei loro confronti, per continuare con le pretese suprematiste e con il negazionismo che li accompagna da parte dei cialtroni come te. Quindi, se nessuno organizza l’etero pride è per lo stesso motivo per cui nessuno organizza il gay pride in Arabia Saudita: ovvero che non è un evento commerciale. Non girano soldi, non è una passerella per politici, non è un cartellone pubblicitario, non ti ci puoi instagrammare per far vedere quanto sei figo e coraggioso.
Questo era vero fino a poco tempo fa: ho infatti scoperto che da poco esiste un’associazione chiamata “Etero Pride”, che accanto al merchandising (non devono avere contributi pubblici, a differenza degli altri), senza alcun proclama bellicoso contro nessuno si limita a dire “ci siamo anche noi, vogliamo renderci visibili”. Mi stupisce che ancora non siano stati attenzionati, aggrediti, tacciati a cazzo di omofobia e razzismo e “fasciozonizzati” dalle solite signorine metropolitane sensibili trasudanti fondotinta e lauree brevi in qualche minchiata che si sentono protagoniste a ogni condivisione su Facebook e che prima o poi arriveranno al vertice di una qualche piramide di incompetenza senza che nessuno mai chieda loro conto di nulla: succederà di sicuro, ma io, invece, dopo aver ricevuto per tanti anni la solidarietà di tanti eterosessuali, sento che ora tocca a me dare, che è il mio turno di contraccambiarla. Non ho nulla contro gli etero, i miei genitori sono entrambi etero e ho tanti amici etero: basta che non cerchino di baciarmi (stateci, io sono uso alle battutacce). Quindi dico: forza, amici etero, in bocca al lupo. Siete stati zitti per troppo tempo: fatevi sentire, e fatelo meglio di come abbiamo fatto ultimamente noialtri. Io non mi sento per nulla minacciato, e finché non direte o farete qualcosa che mi farà cambiare idea, ascolterò volentieri quel che avrete da dire.
Basterebbe parlarsi.
Non so quanto durerà l’invisibilità degli etero-proud: prima o poi probabilmente per l’ostracismo democratico non sarà più possibile ignorarli, e non sarà piacevole. L’aspetto più odioso dei gestori di potere femministi e GLBT è continuare a fingersi, dalla loro posizione privilegiata, vittime, minoranze che lottano contro il conformismo, conformismo che è ormai nel loro totale possesso. Quando invece, piuttosto che pensare a silenziare il prossimo per occupare in via esclusiva i riflettori del vittimismo, basterebbe parlarsi, ascoltarsi, capirsi, venirsi incontro: come hanno fatto Loredana Cannata e Mario Adinolfi su un’isola sperduta. E forse, a qualcuno, naufragare su un’isola deserta farebbe un gran bene: prima di tutto imparerebbe cos’è davvero la sopravvivenza.