Sta per iniziare ‘quel’ periodo dell’anno: quel mese (abbondante) in cui in tutta Italia si fa una vistosa, e spesso volgare, ostentazione di disagi di vario tipo sotto la bandiera arcobaleno, associata a una serie di rivendicazioni politiche ‘woke’ francamente inaccettabili. Noi di LaFionda.com siamo totalmente e convintamente a favore della libertà di manifestare le proprie idee e la propria visione del mondo quale che sia (nei limiti del rispetto delle regole), ma ci batteremo sempre, in modo civile e argomentato, contro la propaganda e le istanze socialmente dannose promosse dal carrozzone abcdefghi+. Per questa ragione accogliamo e pubblichiamo con piacere la lettera aperta di Francesca Riccitelli, giovane attivista transessuale ‘dissidente’, che non parteciperà al ‘pride’ della sua zona e anzi se ne dissocia in modo netto. La sua testimonianza (che sta avendo difficoltà a rendere pubblica, e la cosa non ci sorprende) rende chiaro come una cosa siano le persone, specie se dotate di intelligenza, e altra cosa sia la propaganda arcobaleno, espressione di interessi specifici di lobby ristrette e ben lungi dall’esprimere idee ed esigenze di una fantomatica ‘comunità’ astratta che non esiste. – Vincenzo Moggia –
di Francesca Riccitelli – Mi chiamo Francesca Riccitelli, ho 29 anni e sono una ragazza transessuale. La mia cittadina di nome Avezzano, di 40 mila abitanti, ed il territorio della Marsica (in provincia di L’Aquila, nell’Abruzzo interno) ospiteranno quest’anno per la prima volta la parata dell’Abruzzo Pride. Desidero, come persona direttamente impegnata nella difesa delle libertà civili e nella lotta alle discriminazioni , in occasione dell’avvicinarsi del “mese del Pride”, ribadire l’importanza di un impegno autentico e condiviso contro ogni forma di discriminazione, da parte di tutti gli attori interessati e delle istituzioni, su più livelli.
La tutela dei diritti fondamentali, anche delle persone omosessuali e transessuali, dovrebbe essere un terreno di dialogo aperto, realmente apolitico ed apartitico, dove costruire ponti, non un pretesto per scontri ideologici strumentali alimentati dalle associazioni. Queste occasioni non devono trasformarsi, come spesso accaduto, in una cassa di risonanza per prese di posizione divisive, come quelle sulla Palestina, sull’utero in affitto, sulle terapie ormonali per adolescenti o bambini e sul cambio di genere con semplice autodichiarazione, sulle quali ribadisco la mia personale contrarietà ed anche dall’interno della cosiddetta comunità LGBT si levano sempre maggiori critiche o perplessità.
Dialogo e non ideologia.
Dovrebbe essere ben chiaro a tutti che il presupposto di ogni libertà civile, sia pur imperfetta e migliorabile, di cui godiamo in questo spicchio di mondo sia la nostra cultura liberale ed occidentale: di essa dovremmo essere orgogliosi, anziché renderla oggetto di critiche continue, basate sull’adozione di categorie concettuali marxiste, transfemministe, “queer” ed intersezionali. Negli anni passati vi sono state, nei manifesti politici di molti Pride in giro per l’Italia, prese di posizione polemiche nei confronti dell’Occidente, dell’uomo bianco e del capitalismo.
Queste andrebbero totalmente abbandonate, in quanto oltre ad essere prive di fondamento, rischiano di allontanare molte persone che, pur sposando la giusta lotta contro le discriminazioni e per le pari opportunità, non si riconoscono in specifiche agende politiche, riconducibili all’ideologia woke e ad ambienti della sinistra radicale, da cui prendo nettamente le distanze. Solo attraverso la moderazione, la pacatezza, la compostezza e tramite un approccio inclusivo e non ideologico si potrà dar vita ad una società che sia più giusta ed accogliente per tutti. Dico un chiaro no agli estremismi ed alle ostentazioni fini a sé stesse, dannose in primis per le stesse persone interessate, che non rappresentano me, né molte altre persone di buon senso e rischiano solo di vanificare gli sforzi per l’inclusione.