Raramente nella storia americana così tanti elettori hanno abbandonato un partito politico in un lasso di tempo così breve. Dal 2020, 4,5 milioni di uomini hanno abbandonato il loro voto democratico, regalando guadagni storici ai candidati repubblicani in tutto il Paese. Secondo il recente rapporto Catalist, questi allontanamenti, in particolare dalla candidata Kamala Harris, sono stati evidenti in tutti i principali gruppi razziali ed etnici: tra i bianchi un declino di 4 punti, tra i neri di 8 punti, tra i centro-sudamericani di 12 punti, tra gli asiatici di 6 punti. Tali cali a danno dei progressisti sono stati ancora più marcati tra gli uomini di età compresa tra i 18 e i 29 anni, di cui solo il 46% ha scelto Kamala Harris.
Inizialmente i democratici hanno attribuito la colpa della fuga degli uomini a un messaggio errato. Il candidato alla vicepresidenza Tim Walz ha rivelato di essere stato scelto perché, a suo dire, «potevo comunicare in codice con i ragazzi bianchi che guardavano il football, riparando il loro camion». Ma poi i democratici hanno lanciato il loro progetto da 20 milioni di dollari “Parlare con gli uomini americani”, denominato progetto SAM, che è giunto a conclusioni molto diverse. Ilyse Hogue, co-fondatrice del SAM, ha rivelato: «Anche i giovani hanno parlato di essere invisibili alla coalizione democratica, e quindi si presenta questo problema di debolezza e poi c’è questo problema del “non credo che gli importi di me», ha concluso Hogue. «I democratici sono visti come deboli, mentre i repubblicani sono visti come forti».

Mobilitarsi anche in Italia.
Altri progressisti sono stati più decisi nelle loro critiche. Ross Morales Rocketto, il principale organizzatore di White Dudes for Harris, ha rimproverato i suoi colleghi liberali osservando che gli uomini «sanno che il Partito Democratico non li ama né li rispetta». I repubblicani sono stati ancora più schietti nelle loro critiche. L’autore Braeden Sorbo ha consigliato ai democratici: «Non avete bisogno di una campagna elettorale. Avete bisogno di umiltà. Magari iniziate a non odiarci». E il podcaster conservatore Larry Elder ha dichiarato seccamente: «I progressisti odiano i giovani!». È noto che gli uomini sono in ritardo rispetto alle donne in 12 aree principali, come la durata della vita più breve, un minor numero di uomini nell’istruzione superiore, tribunali di famiglia di parte, trattamenti più severi da parte del sistema penale, negligenza delle vittime maschili di violenza domestica e altro ancora. Tuttavia alcuni democratici continuano a sminuire l’entità di queste disparità. Shaunna Thomas, co-fondatrice di UltraViolet, ha recentemente affermato: «Questi problemi non sono un problema esclusivo degli uomini, ed è assurdo cercare di creare una strategia come se lo fossero».
Peggio ancora, leader democratici come Michelle Obama continuano a denigrare gli uomini definendoli “misogini” e a diffondere falsità, come l’affermazione che i finanziamenti per la ricerca sulla salute delle donne siano inferiori a quelli per la salute degli uomini, quando è vero esattamente il contrario. Ad oggi, il 14% del budget per la ricerca del sistema sanitario americano è destinato alla salute delle donne, mentre solo il 6% è destinato alla salute degli uomini. Se dunque i progressisti vogliono invertire la loro discesa verso l’irrilevanza politica, devono innanzitutto riconoscere che gli uomini sono indietro rispetto alle donne; in secondo luogo, fermare la diffusione di falsità di genere; e in terzo luogo, iniziare a parlare a nome degli uomini, come hanno fatto recentemente i governatori democratici Wes Moore del Maryland, Gretchen Whitmer del Michigan e Ned Lamont del Connecticut. Quanto all’Italia, che in genere acquisisce in ritardo le tendenze americane, occorrerebbe iniziare a mobilitare fin da ora le stesse tematiche, senza però limitarsi alle posizioni progressiste della politica, ma coinvolgendo tutti.