Diversamente dal solito, apriamo l’articolo con una foto di una bellezza senza paragoni. Ammirate:

Splendido, davvero splendido il titolo di Repubblica. Il rapporto causa-effetto è una capriola dialettica, un triplo salto mortale sulle macerie del giornalismo, uno scempio di logica prima ancora che di onestà intellettuale: apre uno sportello per uomini maltrattati e gli hater attaccano la Valente. Così, senza motivo. Questo è il messaggio trasmesso ai lettori che, a Repubblica lo sanno benissimo, nel 90% dei casi scorrono i titoli senza aprire i link. Beh, forse un motivo c’è, ma l’ineffabile Repubblica “dimentica” di dirlo. Fermo restando che la critica – anche aspra – è lecita ma gli insulti no, c’è da chiedersi se la Senatrice non abbia fatto nulla per attirare l’attenzione di quelli che Repubblica definisce “gli hater” scagliatisi contro di lei perché Fratelli d’Italia apre in un municipio periferico lo sportello per uomini maltrattati. Il nesso, di grazia? Manca un pezzo alla narrazione di Repubblica, ed è un pezzo tutt’altro che insignificante.
La Senatrice ha attaccato pesantemente la giunta municipale ed il centrodestra (e fin qui siamo alle immancabili strumentalizzazioni politiche), poi però si è scagliata contro l’intero genere maschile attraverso espressioni quali «esercitare il dominio», «affermare il loro modo di stare al mondo e parte della loro identità», «violenza agita dagli uomini contro le donne in nome della cultura del possesso», l’immancabile «attacco alle donne, tutte» e tanto altro ancora. Accuse sparate ad alzo zero, come se tutti noi uomini fossimo incapaci di accettare un rifiuto senza reagire con incontrollabile aggressività, come se tutti fossimo morbosamente gelosi, possessivi, stalker, maltrattanti, stupratori e violenti, intrisi di cultura patriarcale strutturale e di sistema. La narrazione femminista, della quale la Senatrice viene da più parti considerata una paladina, vuole ogni maschio/bianco/etero/figlio sano del patriarcato colpevole di ciò che compie qualsiasi altro maschio/bianco/etero/figlio sano del patriarcato.

Repubblica allergica alla verità.
Tale narrazione fa proseliti, anche fra i maschipentiti. Diversi personaggi pubblici, ansiosi di consenso a buon mercato, dichiarano pubblicamente di vergognarsi di essere uomini, chiedono scusa a tutte le donne, si inginocchiano o si sperticano in altre ostentazioni plateali di pentimento. No, non posso concordare. Rivendico il diritto di non vergognarmi di essere uomo perché Filippo Turetta uccide la povera Giulia, come rivendico il diritto di mia moglie di non vergognarsi di essere donna perché Veronica Panarello uccide il povero Loris, o quella getta il figlio dal nono piano, quell’altra annega la figlia nel Piave o quell’altra ancora ne seppellisce due in giardino. La responsabilità penale è individuale, questa frenesia di volerla trasformare in collettiva per spalmare strumentalmente la Colpa sull’intero genere maschile, è inaccettabile. Magari qualcuno si è risentito per questa colpevolizzazione becera in-quanto-uomo. Insulti a parte, mai condivisibili, è così difficile per Repubblica dire la verità? E la verità è che le reazioni degli haters non dipendono dal fatto che Fratelli d’Italia abbia aperto uno sportello per gli uomini, ma da ciò che la Senatrice ha scritto per stroncarlo.